«Quando il mio principe si trasformò in rospo»

Uno spettacolo sulla violenza di genere sarà presentato sabato 20 aprile al Centro culturale protestante di Bergamo

 

Sabato 20 aprile alle 19 alla sala della biblioteca del Centro culturale protestante di Bergamo (via Tasso 55) il gruppo «Donne lettrici e dintorni» presenta lo spettacolo Quando il mio principe si trasformò in rospo, dedicato al tema della violenza di genere, scritto e interpretato da Romina Foresti (autrice del testo), Paolo Dal Canto (che ha curato la regia) e Ilaria Minelli.

Portato in scena dalla Compagnia teatrale i Pensattori, che da anni presenta spettacoli per bambini e adulti, spesso dedicati a tematiche di crescita e sensibilizzazione sociale, Quando il mio principe si trasformò in rospo nasce da una lunga intervista che Romina Foresti, la protagonista, ha rilasciato qualche anno fa a un giornale locale, raccontando la propria storia di violenza da parte del marito. Una violenza (si legge nel comunicato stampa) inizialmente subdola, che si è protratta a lungo, «trasformandosi piano piano da quelle che parevano essere innocenti e affettuose attenzioni a vere e proprie pressioni di carattere psicologico, ricatti economici, fino ad arrivare alla pura violenza fisica. Romina racconta di come sia passata dal sogno di un amore fiabesco all’incubo di avere un mostro in casa, e di come piano piano la violenza sia entrata a far parte del suo vivere quotidiano rendendo ancora più difficile trovare una via di fuga. Lo spettacolo gioca su uno stile tragicomico, dove l’alternarsi di momenti ironici con altri molto drammatici amplifica e rende più efficace quello che è il senso e il messaggio di questa testimonianza».

 

Ma che cos’è il gruppo «Donne lettrici e dintorni»? Lo chiediamo a una delle sue animatrici, Franca Avveduto, della chiesa cristiana evangelica (chiesa valdese) di Bergamo, che ci spiega che il gruppo è nato all’interno della comunità, «spontaneamente, pochi giorni prima della pandemia di Covid-19, muovendo i primi passi appena dopo il lockdown, che qui a Bergamo è stato particolarmente difficile: per questo è stato importante per noi potersi trovare, elaborare insieme qualcosa di nuovo. Il gruppo è composto da persone della chiesa ma cerchiamo di gettare uno sguardo all’esterno, alle realtà intorno a noi. Personalmente, cerco di coinvolgere diversi soggetti, perché credo nel lavoro di gruppo, in cui si rinforzano anche i rapporti; per esempio abbiamo coinvolto il fioraio vicino al Centro, che ha addobbato con fiori e candele il cortile per accedere al Ccp e alla biblioteca».

 

Per questo lettrici “e dintorni”?

«Sì, perché da un lato leggiamo dei libri, li discutiamo insieme, dall’altro abbiamo cercato un modo di “guardarci intorno”, con uno sguardo attento agli avvenimenti politici, sociali, vicini a noi ma non solo. Questo è stato il nostro approccio, che nel tempo si è sviluppato. Per esempio abbiamo utilizzato il quaderno dei “16 giorni contro la violenza sulle donne” pubblicato dalla Fdei, in incontri quotidiani online, stimolando anche la partecipazione maschile, poi abbiamo realizzato i culti annuali per la Giornata mondiale di preghiera, riadattando la liturgia proposta. Oltre a questo e alle presentazioni mensili di libri, lo scorso anno abbiamo organizzato una rappresentazione teatrale, di un’attrice di origine argentina, Candelaria Romero, stabilitasi qui a Bergamo, dopo un periodo in Svezia, attualmente coordinatrice dei volontari della rete delle biblioteche di Bergamo. Un testo scritto durante il lockdown su due suoi amici artisti, gay, perseguitati dal regime (come lei stessa, del resto, costretta a fuggire dal suo paese con la famiglia nel 1976). Lo spettacolo ha avuto successo, per cui abbiamo pensato di riproporre qualcosa di teatrale anche quest’anno: tra l’altro la regia è del marito di Candelaria, Paolo Dal Canto».

 

Ecco, parliamo dello spettacolo: abbiamo già detto che parte da una storia vera, e che la protagonista sarà in scena: «Romina partecipa in prima persona, “ci mette la faccia”, con grande coraggio, e penso sia una forma di sensibilizzazione molto importante, che ci fa capire che cosa significa questa violenza, entrando nella vita concreta di una persona».

L’iniziativa avviene in collaborazione con «Aiuto Donna», organizzazione di volontariato attiva a Bergamo dal 1999, nata all’interno del Consiglio delle donne del Comune di Bergamo che ha la finalità di prevenire e contrastare la violenza contro le donne, offrire aiuto alle donne vittime di violenza, promuovere la ricerca, il dibattito e la divulgazione di temi che riguardano la violenza maschile contro le donne, il riconoscimento del loro valore e l’inviolabilità del loro corpo, anche attraverso la proposta di nuove normative.

 

Oltre allo spettacolo, si stimolerà la condivisione e la riflessione sia con un momento finale di dibattito con il pubblico sia con una “apertura musicale” a cui Franca tiene molto: «La musica è una forma di dono, di cura, di respiro da offrire agli spettatori: ritenevo importante una sorta di pausa di riflessione, e ho chiesto a due musicisti vicini alla nostra chiesa, Euridice Pezzotta (flauto traverso) e Stefan Sandru (chitarra), di curare questo momento, scegliendo musiche che potessero aprire alla speranza. Eseguiranno La fille aux cheveux de lin di C. Debussy, un brano molto dolce e romantico, e l’intermezzo della Carmen di Bizet, che rievoca il destino di una donna libera e anticonformista, che rimane fedele a se stessa fino alla fine, fino alla morte».

 

Immagine tratta dalla locandina dello spettacolo