La chiesa che fa crescere la speranza

In occasione del secondo anno di guerra in Ucraina il pastore Igor Bandura, presidente dell’Unione battista, ripercorre l’impegno delle chiese battiste a favore della popolazione

 

«Innanzitutto, la guerra è per noi una realtà spirituale. E quando i corrispondenti militari descrivono la situazione al fronte, essa esprime accuratamente la nostra lotta spirituale quotidiana», si legge in un articolo pubblicato in occasione del secondo anniversario dell’inizio del conflitto in Ucraina sul sito della Federazione battista europea (Ebf), a firma del pastore Igor Bandura, presidente dell’Unione battista in Ucraina e vicepresidente per gli affari internazionali della Ebf.

 

«Accettando la volontà di Dio e con il suo accompagnamento, siamo giunti al secondo anniversario. Un anniversario che significa più dell’invasione russa su vasta scala. È l’anniversario della feroce resistenza alle forze demoniache e dello zelante servizio reso al popolo ucraino. Anche se le sfide erano più grandi di noi, la potenza di Dio si è rinnovata in noi e ha rafforzato le nostre mani.

Nel 2022 ci sembrava che non avremmo potuto resistere più di qualche settimana, né emotivamente, né fisicamente, né difensivamente. Ma il Signore ci sostiene. Ogni giorno Egli mostra ripetutamente i suoi miracoli ovunque».

 

Bandura riferisce che attualmente fanno parte dell’Unione battista 1.900 chiese. All’inizio del conflitto: nell’est e nel sud del paese sono state occupate 332 chiese; 72 comunità si sono disperse; 69 sono i pastori in servizio; circa 10 edifici ecclesiastici sono stati occupati dai russi e altri 65 parzialmente o completamente distrutti.

 

Durante il secondo anno di guerra sono state fondate più di 10 nuove chiese evangeliche battiste e circa 50 gruppi missionari sono attivi in diversi luoghi del paese per organizzare nuove chiese. Oggi ci sono 1.850 pastori attivi. «Siamo grati a Dio – scrive Bandura – che circa 150 nuovi anziani siano stati ordinati per servire nelle chiese durante la guerra, e 130 cappellani sono stati consacrati al servizio». In particolare, i cappellani forniscono assistenza pastorale ai militari in prima linea e alle loro famiglie, nonché alle famiglie dei defunti, e visitano i feriti negli ospedali e nei centri di riabilitazione.

 

«In tempo di guerra, abbiamo ricevuto la massima libertà di servire il popolo – prosegue il presidente dell’Unione battista dell’Ucraina –. Questo è il momento di massima libertà dall’inizio degli anni Novanta. La Chiesa sta combattendo una battaglia e resistendo all’invasione dell’illegalità. Dal primo giorno dell’invasione su vasta scala fino ad oggi, rischiamo di trovarci sull’orlo di una catastrofe umanitaria. Pertanto, la pastorale sociale – l’assistenza agli sfollati interni, a coloro che hanno perso il lavoro, la casa e il capofamiglia – è molto richiesta. Rispondere a questo bisogno è la migliore manifestazione del sacrificio cristiano in tempo di guerra. La Chiesa lo ha fatto, lo sta facendo e continuerà a farlo. Si tratta di un insieme di azioni che non possono essere misurate in tonnellate o chilometri».

 

Il servizio umanitario, che nel primo anno di guerra era emergenziale, ora ha acquisito stabilità, struttura e ordine. Gli sfollati interni e i residenti delle aree in prima linea hanno ancora un disperato bisogno di cibo, acqua potabile, prodotti per l’igiene e risorse finanziarie.

Nonostante la minaccia di bombardamenti, cresce l’affluenza ai campi per bambini e agli asili nido. I volontari delle chiese servono instancabilmente i militari con cibo e beni di prima necessità (attrezzature, borse dell’acqua calda, candele da trincea, reti mimetiche, calzini caldi, ecc.), e si prendono cura anche delle loro famiglie. Quest’anno, le chiese si sono concentrate maggiormente su come fornire assistenza psicologica e ogni tipo di sostegno ai veterani di guerra, alle vedove, agli orfani, alle persone con ferite, disturbi vari e disabilità.

 

«Migliaia di persone sono state toccate da Gesù Cristo attraverso l’amore e la cura della Chiesa.

Ringraziamo Dio per tutti i nostri amici e partner che in preghiera ci sostengono a livello internazionale. Grazie a loro negli ultimi due anni le chiese in Ucraina hanno potuto servire con successo il popolo ucraino», scrive ancora Bandura. «Non si può comprendere appieno il potere dell’unità e dell’ispirazione spirituale della grande famiglia globale delle chiese battiste. Le vostre preghiere costanti sono come un pilastro spirituale per i battisti ucraini. I vostri sforzi congiunti per fornire aiuti umanitari hanno moltiplicato la nostra capacità di servire persone con numerosi bisogni. Il vostro amore ci ha grandemente ispirato, e ci ha dato la forza di rialzarci e di andare avanti. L’Ucraina sopravviverà e vincerà perché abbiamo accanto a noi milioni di fratelli e sorelle da tutto il mondo. Oggi piangiamo e lavoriamo insieme. Domani gioiremo insieme e ringrazieremo il nostro Dio!».

 

In conclusione dell’articolo, Bandura rinnova l’impegno della chiesa a portare speranza alle persone afflitte, citando il testo di Ebrei 10, 23: “Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse”. «Ci stiamo avvicinando al giorno in cui inizieremo il duro lavoro di ricostruzione dell’Ucraina: il nostro Paese rinascerà e una pace giusta e vittoriosa, implorata da Dio, arriverà nelle nostre terre».

 

 

Immagine da The All-Ukrainian Union of Associations of Evangelical Christians-Baptists