Sei vescove anglicane africane contro la “triplice minaccia” dell’Africa

Per la prima volta le sei leader si sono incontrate vicino Nairobi, per conoscersi e riflettere insieme. Tra i temi affrontati: la lotta alla violenza di genere, alle gravidanze adolescenziali e all’HIV/AIDS

 

Per la prima volta sei vescove anglicane si sono incontrate al Centro St. Julian a Limuru, vicino Nairobi, dove per una settimana hanno affrontato il tema «Le vescove anglicane africane che intraprendono un viaggio di fede: per sfidare le convenzioni e guidare con grazia».

A conclusione dell’incontro – domenica 14 gennaio –, le leader hanno chiesto un’autentica leadership, percorsi di empowerment e tutoraggio per le donne del continente.

«Siamo presenti in tutto il continente», ha dichiarato il 19 gennaio scorso al Religion News Service la vescova Rose Okeno della diocesi di Butere, nel Kenya occidentale. «Non avevamo mai avuto il tempo di incontrarci solo per pregare, conoscerci e avere comunione».

 

All’incontro erano presenti oltre a Okeno, le vescove Vicentia Kgabe e Dalcy Dlamini della Chiesa anglicana dell’Africa del Sud, mons. Elizabeth Awut Ngor della Chiesa episcopale del Sud Sudan, mons. Filomena Tete Estêvão della Chiesa anglicana di Angola e Mozambico, e mons. Emily Onyango della Chiesa anglicana del Kenya.

Le sei vescove hanno parlato anche di quella che chiamano “la triplice minaccia” della violenza di genere, delle gravidanze adolescenziali e dell’HIV/AIDS, affermando che le chiese anglicane in Africa sono rimaste in silenzio su questi problemi che riguardano molte donne africane.

Hanno inoltre riconosciuto la responsabilità del genere umano per i danni all’ambiente. «Siamo ben consapevoli che le nostre azioni come esseri umani hanno avuto un impatto negativo sul clima», ha affermato la vescova Okeno.

 

Le Chiese anglicane dell’Africa sono parte della Comunione anglicana, l’organismo globale di 46 chiese, 14 delle quali presenti in Africa. Molte province africane, come vengono chiamate anche le singole chiese, sono anche membri della Global Anglican Future Conferenze (Gafcon), ala conservatrice della Comunione anglicana mondiale che rifiuta le unioni omosessuali e limita il ruolo delle donne nella chiesa.

«Sono le uniche donne leader in una Chiesa che non ha accettato le donne», ha detto Esther Mombo, professoressa di teologia alla St. Paul’s University, parlando delle sei vescove riunite  all’incontro di Limuru.

 

L’Africa ha avuto il suo primo vescovo anglicano donna nel 2012, quando Ellinah Ntombi Wamukoya è stata eletta vescovo dello Swaziland, una diocesi della Chiesa anglicana dell’Africa meridionale conosciuta anche come Eswatini. All’epoca solo la Chiesa metodista aveva ordinato vescovo una donna. Nello stesso anno Margaret Vertue fu ordinata vescova di False Bay in Sud Africa e ora è in pensione.

La Chiesa dell’Africa meridionale ha ordinato la sua terza vescova quando la Rev. Vicentia Refiloe Kgabe è diventata vescova del Lesotho nel dicembre del 2021. L’anno successivo, Dlamini ha sostituito Wamukoya come vescova dello Swaziland.

Nel 2016 Awut Ngor è diventata vescova assistente di Rumbek, nella Chiesa episcopale del Sud Sudan. È la prima donna a servire in una chiesa facente parte della Gafcon.