Donne. I diritti negati
Dibattito a Verona organizzato dalla Federazione femminile evangelica metodista e valdese
I diritti (spesso negati) delle donne, sono diritti umani. Il concetto è stato approfondito a Verona su iniziativa della Federazione femminile evangelica metodista e valdese (FFEVM) in un dibattito pubblico. Sabato 1 novembre, la pastora valdese Laura Testa ha introdotto e dialogato con Anna Maria Ribet Ratsimba, vicepresidente FFEVM, che ha portato i saluti della Presidente Gabriella Rustici, con Jessica Cugini, giornalista e consigliera comunale, con Nicoletta Dentico, esperta di diritti umani, e con la scrivente, antropologa e già membro della commissione famiglie della Chiesa valdese.
Il confronto (vedi il video dell’intero appuntamento sulla pagina Facebook FFEVM) è stato vivace, con diverse testimonianze dal pubblico. Gli interventi hanno affrontato le diverse forme (linguaggi, stereotipi, pregiudizi, concezioni autoritarie, possesso, abuso di potere, fino all’esercizio della violenza) attraverso cui il patriarcato è ancora presente nella nostra società, spesso esacerbato da condizioni di vita e di lavoro segnate da sfruttamento, discriminazione e ingiustizia. Le relatrici hanno fatto riferimento a documenti internazionali, ancora validi per l’accesso ai diritti umani ma calpestati da una rete transnazionale di partiti di estrema destra. In Europa, negli Stati Uniti, in America Latina. È un movimento globale che ebbe proprio a Verona nel 2019 una tappa, quella Congresso Mondiale delle Famiglie, di cui abbiamo ricordato – con preoccupazione – alcuni slogan.
Se poi ci si sofferma sulle famiglie migranti e rifugiate, la memoria del trauma va affrontata a livello individuale, famigliare e comunitario, secondo un approccio che tenti di restituire agentività e libertà alle donne, in relazione ai determinismi storico-culturali, in percorsi di comprensione reciproca che si sviluppano nel tempo. È questo il portato della ricerca sociale degli ultimi trent’anni. Fin dalla Dichiarazione di Pechino (1995) si perseguono i diritti umani delle donne come obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace per l’intera umanità, ascoltando le voci di tutte le donne nella loro diversità. È stato detto che le donne dovrebbero partecipare maggiormente alla vita pubblica.
Parlando dei diritti negati, quello della violenza domestica si è imposto nel dibattito. Il database globale di UN Women elenca 1.583 misure legislative in 193 Paesi, di cui 354 riguardanti la violenza domestica. L’adozione di accordi internazionali e regionali e la mobilitazione sociale femminista sono utili ma l’applicazione delle leggi rimane una sfida, con lacune nella protezione legale completa e nei servizi di supporto alle sopravvissute. La ‘Convenzione di Istanbul’, ratificata dall’Italia (legge 27 giugno 2013, n. 77), è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza ma in Italia mancano gli investimenti per la prevenzione e l’educazione sessuale e affettiva. Il dibattito ha insistito sull’importanza dell’educazione e si è auspicata un’alleanza tra scuola e famiglia, con programmi educativi che insegnino a riconoscere la disumanizzazione o de-umanizzazione che rende le donne oggetti sessuali, per educare invece al rispetto, al riconoscimento delle emozioni, alla comunicazione e al dialogo con la/il partner.
C’è un senso di vuoto e di solitudine nelle giovani generazioni, dopo il Covid e con l’uso intensivo dei social media, e ciò aumenta aggressività e incapacità comunicative, facendo regredire molte culture familiari a quel “diritto di correzione”, su cui si fondava il patriarcato, ormai abolito anche in Italia. Oggi, l’uso della violenza fisica in ambito educativo è punito penalmente. Nel 2025 sono usciti diversi saggi storici sul tema del “diritto di correzione domestica”, vero e proprio nuovo oggetto di studio. In Francia, nel 2022 è apparso un Dictionnaire, che descrive le violenze del passato in Europa contro donne, bambini, alunni, servitù, animali, per mettere a fuoco quanto orribili siano questi metodi. In Italia, (dati Istat) le molestie sul lavoro colpiscono il 13,5% delle donne e il 2,4% degli uomini e tale disparità vale anche per altri ambiti. È necessario garantire ambienti di lavoro più sicuri e sereni. I femminicidi sono un’emergenza nazionale, con un caso ogni tre giorni, e sono commessi da partner o ex partner nel 69% dei casi, da figli 16%, altri parenti 7%, amici 4%, altri 4%.
Si è poi ripercorso il cammino che ha portato la Chiesa valdese ad approvare il documento sulle famiglie al plurale (2017) e si è fatto cenno al libro ‘Gender, sexuality, marriage, family’ della Comunione di chiese protestanti in Europa (2024) che introduce l’ “etica del disaccordo”, a indicare non solo il consenso differenziato, ma lo studio delle teorie scientifiche e dei presupposti culturali da cui le posizioni derivano per creare uno spazio di reciproca convivenza e di comunione. Si è anche accennato alle ‘Linee guida per la tutela dei minori e la prevenzione dell’abuso’, approvate in Sinodo, in cui Gesù annuncia il regno di Dio e la vita in pienezza per tutti (Mt 18,1-14) e la chiesa è un luogo protetto. E la giornata comunitaria di domenica è stata molto frequentata anche dai fratelli e dalle sorelle ghanesi e ha rappresentato un momento importante di condivisione.