La buona novella. (Ri)date a Cesare..

La rubrica della redazione dedicata alle buone notizie

 

Ha fatto notizia la restituzione del mosaico rubato a Pompei da un capitano della Wermacht nel periodo dell’occupazione nazista e riconsegnato allo Stato italiano in questi giorni dai suoi discendenti. Alla buon’ora, potremmo dire, o: meglio tardi che mai. Si sa, in guerra purtroppo di regole ne esistono davvero poche, e una, non scritta e terribile, è quella di essere autorizzati a depredare qualunque cosa capiti sottomano. In Ucraina i russi pare abbiano sottratto dalle case apparecchiature tecnologiche come smartphone e computer…

 

Tornando indietro nel tempo e parlando di arte non si può non ricordare i talebani che nel 2001 fecero saltare in aria le “iconoclaste” statue del Budda. Ma forse l’apice lo toccò Hitler durante la Seconda Guerra mondiale con il faraonico progetto di un museo a Linz, il Führermuseum, che si sarebbe dovuto comporre di opere d’arte acquistate, sottratte o confiscate.

 

Dalla Francia occupata si stima che i tedeschi portarono via oltre 100.000 oggetti d’arte, in minima parte ritrovati e riconsegnati ai legittimi proprietari (se ancora in vita). Per contrastare questa operazione gli alleati costituirono il programma i (Mfaa, letteralmente «Monumenti, Belle Arti e Archivi») che cercò in tutti i modi di salvaguardare ogni tipo di bene culturale (il film del 2014 Monuments men, seppur romanzato, racconta di questa task-force).

Ma non si trattava solo di opere d’arte. In Germania e Austria furono trovati 1.050 depositi e furono restituiti ai proprietari circa 700.000 oggetti, di vario genere.

Il mosaico di Pompei è solo una piccola goccia nel mare che speriamo possa essere un esempio per i molti che ancora detengono, illegalmente, opere d’arte nelle proprie case, e che invece devono essere patrimonio culturale accessibile a tutti e tutte.

 

 

 

Immagine: Giuseppe Laezza (1835-1905) – Il Vesuvio visto dagli scavi di Pompei.