
Una festa speciale per una scuola speciale
Fine anno scolastico all’Istituto Ecclesiastico Evangelico Metodista di Intra per gli stranieri presenti sul territorio impegnati nei corsi di lingua italiana
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’Istituto ecclesiastico evangelico metodista (Ieemi) di Intra.
Una festa di fine anno scolastico davvero speciale, quella che si è tenuta nella sala Pestalozzi di corso Mameli, a Intra. A celebrarla sono stati alunni altrettanto speciali: uomini e donne che hanno conquistato, con impegno e fatica, un sospirato certificato di lingua italiana. Una scuola unica, quella dell’Istituto Ecclesiastico Evangelico Metodista (Ieemi) di Intra (Verbano-Cusio-Ossola), che da tre anni accoglie studenti provenienti da ogni parte del mondo.
Una piccola Babele, quella che si respira nelle aule dello Ieemi, dove da ottobre a giugno si tengono corsi di lingua italiana rivolti agli stranieri presenti sul territorio. Dai primissimi rudimenti dei corsi di alfabetizzazione (livello A0) fino al traguardo del livello B2, che consente di accedere al mondo del lavoro e richiedere la cittadinanza italiana.
Africa, Sud America, Bangladesh, Cina, Ucraina: sono oltre 210 gli studenti passati quest’anno tra le sedi di Intra e Omegna. Tutto è gratuito, anche i quaderni, per chi non può permetterseli.
Finanziata dallo Ieemi, dall’Otto per mille della Chiesa valdese-Unione delle chiese Metodiste e valdesi e dalla Fondazione Comunitaria del VCO (Verbano-Cusio-Ossola) grazie al progetto “Territori inclusivi”, la scuola vede impegnate in cattedra le giovani insegnanti Francesca Popolizio e Roberta Bussi. Per ogni livello di apprendimento esiste una classe dedicata, e non manca neppure un gruppo riservato esclusivamente alle donne.
«Ci sono donne che arrivano da situazioni difficilissime, con esperienze durissime alle spalle e un forte disagio nel confronto con gli uomini – spiega l’insegnante Francesca –. A loro abbiamo dedicato classi solo femminili, che diventano veri momenti di confronto sulla vita quotidiana. Molte non conoscono altra realtà se non quella familiare. La scuola diventa così un luogo di conoscenza delle usanze, delle leggi, del territorio. È commovente vedere l’entusiasmo con cui hanno partecipato alle visite al museo o in biblioteca. E proprio perché abbiamo colto questo bisogno, da ottobre attiveremo anche momenti dedicati alla prevenzione: pensiamo alla salute femminile, ma non solo».
E così, in sala Pestalozzi, per un giorno si accantonano libri e quaderni: si festeggia con dolci, bibite e un italiano ancora incerto ma sufficiente a capirsi.
Tatiana, russa, che parla già bene, siede accanto all’ucraina Maja, che ha appena iniziato a studiare. Perché una cosa si tocca con mano alla scuola dello IEEMI: le guerre le fanno i potenti, ma è la gente comune a subirle.
Marco Bertollini, direttore dello Ieemi, spiega il senso dell’iniziativa: «Le chiese evangeliche metodiste in Italia hanno sempre avuto, tradizionalmente, uno strumento di testimonianza sul territorio: qui a Intra la Chiesa metodista, la cui costruzione risale alla seconda metà dell’ottocento, aprì negli anni un orfanotrofio, poi un laboratorio calzaturiero, poi un scuola per giovani orfane. Una scuola, allora, che si basava su una delle scuole pedagogiche più all’avanguardia, quella del Pestalozzi, noto all’ora in tutta Europa per il tentativo di educare gli ultimi, i poveri, gli orfani e i soggetti provenienti dai contesti più disagiati. Per Pestalozzi era fondamentale fornire gli strumenti ai suoi allievi per emanciparsi da una condizione sociale subalterna. L’istruzione consentiva a questi giovani di prepararsi alla vita, di riscattarsi e attraverso il lavoro realizzarsi in una esistenza più dignitosa e soddisfacente. Nulla di nuovo dunque, allora come oggi: testimoniare l’Evangelo passa anche attraverso il tentativo di migliorare la società che ci ospita».
A ottobre la campanella tornerà a suonare. E porterà con sé altri volti, altri nomi, altri mondi.