«Vi è un corpo solo e un solo Spirito»

I materiali liturgici per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2026

 

Verranno dall’Armenia i testi per i sussidi della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani del 2026. L’équipe internazionale incaricata è dal 1968 nominata congiuntamente dal Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (Dpcu) e dalla Commissione Fede e Ordine del Consiglio Mondiale delle Chiese (Cec). La redazione dei materiali era stata affidata per il prossimo anno al Dipartimento per le relazioni interconfessionali della Chiesa apostolica armena. Il Dipartimento ha coordinato il gruppo ecumenico di cristiani armeni che ha preparato la prima bozza dei testi. 

 

Durante un incontro a Etchmiadzin lo scorso ottobre, i rappresentanti di questo gruppo hanno collaborato con l’équipe internazionale per finalizzare i testi.  L’incontro è stato presieduto congiuntamente dal pastore Mikie Roberts del Consiglio ecumenico delle Chiese di Ginevra e da padre Martin Browne del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il 17 ottobre 2024, l’équipe è stata ricevuta in udienza da  Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni.

Il testo di riferimento è tratto da Efesini, capitolo 4, versetto 4: «Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione».

 

Come si legge nei materiali introduttivi la Chiesa apostolica armena, riconosciuta come una delle più antiche comunità cristiane del mondo, ha svolto un ruolo fondamentale nel plasmare l’identità spirituale e storica del popolo armeno per quasi due millenni.  Fondata all’inizio del IV secolo, con radici che risalgono all’epoca apostolica, trascende l’organizzazione religiosa; incarna la resilienza nazionale, il patrimonio culturale e la forza spirituale di un popolo. Oltre a offrire una guida spirituale, la Chiesa ha salvaguardato le tradizioni, la lingua e i valori armeni, soprattutto durante i periodi di avversità e di dominazione straniera. In tempi contemporanei, soprattutto in mezzo a sfide come il conflitto nel Nagorno-Karabakh e lo sfollamento della popolazione dell’Artsakh, la Chiesa continua a servire come fonte di forza e di conforto per gli armeni. Oggi è un faro di fede, unità e continuità per gli armeni di tutto il mondo e fornisce spunti di riflessione che risuonano nella più ampia comunità cristiana globale.

 

Il testo redatto da Cec e Dpcu ricorda che le origini della Chiesa apostolica armena sono profondamente radicate negli insegnamenti degli apostoli Taddeo e Bartolomeo, che evangelizzarono l’Armenia già nel I secolo d.C.. Tuttavia, fu sotto la guida di San Gregorio Illuminatore, il primo Catholicos (patriarca) ufficiale dell’Armenia, che il cristianesimo iniziò a fiorire. Nel 301 d.C., l’Armenia divenne la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di Stato sotto il re Tiridate III, un evento che la contraddistinse come pioniera della fede molto prima dell’abbraccio dell’Impero Romano al cristianesimo.La sede madre di Etchmiadzin, situata vicino a Yerevan, funge da centro spirituale e amministrativo della Chiesa apostolica armena.  La tradizione racconta che San Gregorio ricevette una visione divina di Cristo che scendeva dal cielo e colpiva il suolo con un martello d’oro, designando il sito per la prima cattedrale armena. Questa visione portò alla costruzione della Cattedrale di Etchmiadzin, una delle chiese più antiche del mondo, che simboleggia il legame duraturo tra la Chiesa armena e i suoi fedeli.  Nel corso dei secoli, la Sede madre è stata un centro di spiritualità e di autorità ecclesiastica, guidando i fedeli e preservando il patrimonio cristiano armeno.

 

I materiali, per ora ancora in lingua inglese (saranno poi tradotti nei prossimi mesi) sono disponibili qui: 

 

 

Foto: la cattedrale di Etchmiadzin: foto di Spasavor –