
Otto per mille valdese. Trotta: «plurali solidali»
Intervista alla moderatora della Tavola valdese sulla gestione dei fondi provenienti dalle dichiarazioni dei redditi
Intervista alla moderatora della Tavola valdese, diacona Alessandra Trotta, sulla gestione dei fondi Otto per mille e sulla campagna “Vai oltre i luoghi comuni”.
Com’è nata l’idea della nuova campagna Otto per mille della Chiesa valdese e quali messaggi si vogliono trasmettere con il claim “Vai oltre i luoghi comuni”?
La nuova campagna è il proseguimento di un messaggio già lanciato lo scorso anno: un forte invito a superare luoghi comuni che alimentano l’indifferenza, la rassegnazione e, talvolta, l’ostilità verso chi è percepito come “non conforme”: persone marginalizzate, escluse, considerate inutili o scomode.
Abbiamo scelto di smontare quattro fra i luoghi comuni più diffusi, capovolgendoli con un piccolo cambiamento testuale che ne trasforma profondamente il significato. Per esempio: da “I bambini hanno bisogno di una mamma e un papà” a “I bambini hanno bisogno di amore”, perché l’amore è ciò che veramente conta, anche al di fuori del modello familiare tradizionale.
Abbiamo poi affrontato il tema della violenza contro le donne, in cui la carica violenta si rivela spesso in una gelosia controllante spacciata per un segno d’amore, sostituendo proprio la parola gelosia con “rispetto”. Sulla condizione carceraria, abbiamo ribaltato l’idea che chi ha sbagliato debba “marcire in carcere”, ricordando invece il valore del riscatto e del reinserimento. Infine, abbiamo smontato lo slogan “non c’è posto per tutti”, che alimenta chiusure verso migranti e persone in difficoltà.
Sono temi su cui la nostra Chiesa è attiva da decenni, e questa campagna è coerente con un impegno reale e verificabile, anche attraverso i progetti sostenuti con i fondi Otto per mille. Messaggi semplici, solari, insomma, che si rivolgono a tutte e tutti, non solo a chi firma: vogliono trasmettere un senso di fiducia e speranza, un investimento nella possibilità per tutti e tutte di vivere una vita ricca di significato, all’interno di comunità pacifiche e solidali.
Un excursus sul carcere. Quanto incide la recidiva sul costo sociale e quanto è influenzata da un sistema penitenziario inefficace?
Purtroppo, il dibattito pubblico è spesso dominato più dall’emotività e dai luoghi comuni che dall’analisi dei dati. Eppure è dimostrato che un sistema penitenziario dignitoso, che offre opportunità di formazione, educazione e reinserimento lavorativo durante e dopo la detenzione, riduce drasticamente la recidiva.
Investire in percorsi di reinserimento non è solo giusto, ma anche economicamente conveniente: i progetti di questo tipo costano meno, nel medio-lungo periodo, rispetto al mantenimento di un sistema puramente repressivo e insicuro.
Con i fondi Otto per mille sosteniamo proprio questi percorsi: il nostro obiettivo è una sicurezza basata su relazioni sane, anziché parlare di “distanze di sicurezza” preferiamo parlare di “vicinanze di sicurezza”. Una comunità è davvero sicura quando è costruita sul rispetto reciproco e sulla possibilità di fidarsi gli uni degli altri.
Che andamento hanno le firme a favore della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi?
Negli anni, il numero di firme in nostro favore è cresciuto costantemente, fino al periodo della pandemia, quando si è registrata un’inversione di tendenza. In quegli anni, molte firme si sono indirizzate verso lo Stato, anche per far fronte alle emergenze sanitarie e sociali legate al Covid-19.
Da due anni, però, il trend è nuovamente positivo. Ci attestiamo oggi attorno alle 500.000 firme, pari a circa il 3% delle scelte espresse: un risultato che consideriamo straordinario, soprattutto se rapportato alle piccole dimensioni della nostra chiesa.
Continuiamo a percepire un alto grado di fiducia da parte delle persone, e questo ci onora ma ci responsabilizza anche molto: ogni firma rappresenta un mandato a gestire risorse pubbliche in modo trasparente, coerente e rispettoso dei valori che dichiariamo.
E per quanto riguarda i fondi destinati allo Stato? Esiste sufficiente trasparenza?
Proprio in questi giorni è emersa una polemica da parte della CEI, contraria alla decisione dello Stato di destinare parte della quota di sua spettanza a progetti contro le tossicodipendenze. Noi riteniamo che una pluralità di scelte ben esplicitate, così come una chiara rendicontazione dei fondi, qualifichino e legittimino l’intero sistema Otto per mille.
La trasparenza è un valore imprescindibile: chi sceglie ha diritto di sapere come verranno utilizzate le risorse. Nel nostro caso, chiunque può consultare sul sito dell’Otto per mille valdese i progetti finanziati, con descrizione, localizzazione e importo.
Auspichiamo che anche lo Stato e tutte le confessioni coinvolte adottino questo standard. È un dovere nei confronti dei cittadini e delle cittadine.
Otto per mille, intese, laicità dello Stato, libertà religiosa: cosa funziona, e cosa si può ancora migliorare?
Da tempo, anche insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), chiediamo una legge generale sulla libertà religiosa. Non si tratta solo di tutelare i diritti delle confessioni, ma i diritti individuali dei cittadini e delle cittadine. L’accesso alle risorse, così come la possibilità di esercitare liberamente il proprio culto in strutture sanitarie, carceri, scuole o spazi pubblici, è ancora oggi diseguale.
Il sistema delle intese (previsto dall’art.8 della Costituzione), pur essendo uno strumento utile, rimane troppo legato alla discrezionalità politica, limitando di fatto il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione.
Serve comunque un cambiamento culturale, oltre che normativo. La nostra società è ancora poco incline al pluralismo, poco accogliente verso ciò che è minoritario o non conforme. Questo riguarda anche l’ambito religioso, dove esistono ancora ostacoli alla piena libertà, specie per i gruppi più vulnerabili.
Pensiamo, per esempio, a molte comunità (anche cristiane) composte da persone migranti. Sono fra quelle che più faticano a trovare spazi per il culto, visibilità e pieno riconoscimento. Quando alla condizione di minoranza religiosa si somma quella di migrante, le difficoltà si moltiplicano.
Queste esperienze ci ricordano che la laicità non è solo un principio giuridico: ma un metodo di confronto che deve vivere concretamente nelle relazioni quotidiane per garantire uguaglianza, dignità, libertà. C’è ancora molto da fare, ma non smetteremo di impegnarci per una società più equa, aperta e rispettosa di tutte e tutti.
Che cosa significa, concretamente, destinare l’Otto per mille alla Chiesa valdese, con i progetti in Italia e nel mondo? Si può parlare di una forma di restituzione?
Sì, per noi è una forma concreta di restituzione, in servizi per il bene comune, di quanto ricevuto. Fin dall’inizio abbiamo scelto di non utilizzare i fondi Otto per mille per il culto o il sostegno delle strutture ecclesiastiche, ma solo per progetti sociali, educativi, culturali e di tutela dei diritti, in Italia e nel mondo.
Sosteniamo interventi che migliorano le condizioni di vita delle persone, rafforzano la coesione sociale e promuovono società più inclusive. Almeno il 30% delle risorse va a progetti all’estero, soprattutto in paesi con alti livelli di povertà, dove lavoriamo in collaborazione con realtà locali, evitando approcci colonialisti. Puntiamo su reti affidabili, anche piccole, valorizzando le competenze locali e promuovendo autonomia e autosviluppo.
Questa scelta si inserisce in un’idea di “circolazione della grazia”: chi ha ricevuto aiuto può un giorno restituire, e viceversa. Come è accaduto ai valdesi nel passato. Una solidarietà concreta, coerente con l’Evangelo che siamo chiamati ad annunciare e con la visione di un mondo secondo il progetto di Dio.
Come lavorano gli uffici e le commissioni che valutano i progetti Otto per mille?
La valutazione è affidata a una commissione di 14 volontari laici, con competenze tecniche ed esperienze in vari settori come bilancio, educazione, sanità, architettura, cooperazione internazionale. Dopo un primo controllo formale da parte degli uffici, i commissari esaminano i progetti. Poi, si confrontano in modo collegiale per arrivare ad una valutazione condivisa che mantenga una coerenza di criteri e priorità.
Questa è una delle forme di servizio dei laici delle nostre chiese, segno di testimonianza, impegno, ma anche di fiducia e responsabilità.
La Tavola valdese ha messo in campo anche risorse ulteriori. Di cosa si tratta?
Oltre ai fondi ordinari, esiste un fondo emergenza a cui attingiamo per interventi rapidi in caso di terremoti, alluvioni, carestie e altri eventi catastrofici. Da questo fondo provengono anche le risorse che stiamo impegnando per tentare di fare arrivare cibo ed altri beni essenziali e assicurare continuità di cure mediche alla popolazione civile di Gaza, vittima degli abnormi attacchi militari israeliani. Nel periodo del Covid è stato costituito un altro fondo speciale, in parte destinato in ambito sanitario proprio in quel contesto di emergenza, ed in parte a investimenti nei territori, da attivare come energia di trasformazione, animati dal sentimento che aveva ispirato il motto “ne usciremo meglio di prima”. Ne è venuto fuori un Bando tematico per progetti diretti allo sviluppo territoriale di c.d. ”aree interne”.
Un altro modello speciale di intervento è quello che ha attivato i corridoi umanitari: un’idea nata in seno alle chiese, in collaborazione con la FCEI, che ha portato poi all’impegno per la creazione di partnership ecumeniche e istituzionali, e all’avvio concreto di quella che è diventata una buona prassi. Prassi che, ci auguriamo sempre, potrebbe essere replicata a livello europeo e mondiale, come azione complementare allo studio e attuazione di una varietà di vie legali di ingresso nel nostro Paese, pienamente rispettose della dignità e dei diritti primari delle persone migranti.
Come vengono gestite eventuali criticità?
Ogni soggetto proponente è monitorato tramite schede di valutazione, report di avanzamento e controlli sulla regolarità amministrativa, anche rispetto a eventuali progetti precedenti. Questo permette di intervenire in caso di difficoltà o di criticità, assicurando continuità e affidabilità nella gestione delle risorse.