Blackout. Siamo pronti a gestire le emergenze?

Dopo l’emergenza di fine aprile in Spagna l’Europa si interroga: la struttura della distribuzione di energia elettrica interessa infatti tutti i settori della vita quotidiana

 

Il 28 aprile scorso, intorno a mezzogiorno, Spagna, Portogallo, sud della Francia e altri territori vicini, sono stati interessati da una delle più vaste interruzioni nella fornitura di energia elettrica (blackout) mai registrate in Europa. Indipendentemente dalle possibili cause (le indagini in corso sono state secretate), il fenomeno ha determinato una vera e propria “paralisi sociale”: trasporti, comunicazioni, servizi e un’infinità di attività umane si sono improvvisamente interrotti, evidenziando la nostra dipendenza dall’energia elettrica.

 

Grigliati nella Rete.

L’energia elettrica è un bene come un altro: viene prodotta, distribuita, consumata dagli utenti, ovvero noi, che siamo affamati di energia. La produzione può essere centralizzata (nucleare, termoelettrico, idroelettrico, …) o decentrata (solare, eolico, …), ma, indipendentemente da come la si produce, è essenziale che l’energia prodotta e consumata sia scambiata sulla rete (o grid, griglia) per ottimizzare (o perequare) il rapporto tra domanda e offerta. Quindi le grandi linee di trasporto in alt(issim)a tensione servono trasferire l’energia in esubero verso chi è carente. Per la cronaca, l’Italia è, in tal senso, molto carente. Il trasporto dell’energia elettrica è quindi centrale per garantire quella continuità della fornitura alla quale siamo abituati e alla quale ci affidiamo, in un quadro sovranazionale.

L’ingegneria elettrica, fin dall’invenzione del campo magnetico rotante da parte di Galileo Ferraris, ha cercato di migliorare sia la produzione sia la distribuzione dell’energia in termini di qualità e continuità di servizio, inventando strategie e modalità di gestione delle reti. Una delle strategie più importanti e più utilizzate prevede il distacco preventivo e selettivo di settori della rete, privilegiando la continuità delle dorsali principali (alta tensione) a discapito della fornitura locale (media e bassa tensione). Il fine, assolutamente lodevole, è quello di evitare il collasso dell’intera rete di distribuzione. Il fatto che il collasso ci sia stato nonostante le strategie previste significa che da qualche parte qualcosa non ha funzionato, oltretutto su una scala inusitatamente vasta.

Bisogna dire che la distribuzione dell’energia elettrica è una costosa attività per nulla banale, in quanto l’energia non può essere agevolmente stoccata quando è in eccesso per usarla quando serve, e in questo contesto possono andare storte tantissime cose. È una continua lotta tra la precisione assoluta e il caos. E creare il caos, notoriamente, è molto più facile che porvi rimedio.

 

Il nostro vivere quotidiano.

Se ci pensiamo un momento, l’energia elettrica è la base del nostro vivere: da essa dipendono la stragrande maggioranza delle nostre attività: dall’inseparabile smartphone, che ci permette una pervasiva comunicazione, alla conservazione del cibo surgelato, dalla programmazione televisiva al funzionamento delle strutture sanitarie, passando per la gestione dell’acqua potabile o la distribuzione dei combustibili. E che dire degli scaffali dei nostri amati supermercati? Questi sono solo esempi, ma la verità è che un blackout può impattare pesantemente sul nostro stile di vita, cogliendoci del tutto impreparati.

Interruzioni relativamente brevi, dell’ordine di alcuni minuti, possono non avere grossi impatti, ma potremmo, a esempio, restare bloccati in un ascensore, oppure, più banalmente, perdere il lavoro di ore al computer. Se si allungano (il 28 aprile si sono superate anche le 36 ore, in alcune zone) o se diventano frequenti, allora le cose si complicano, quindi occorre pensare a come scaldare o rinfrescare gli ambienti, curare l’igiene personale e ambientale, nutrirsi, comunicare e altre cose che sono, normalmente, scontate.

 

Essere pronti.

Il 26 marzo scorso, la Commissione Europea ha presentato alcune linee-guida dal titolo EU Preparedness – Union Strategy to prevent and react to emerging threats and crises. I media italiani, nella migliore delle ipotesi, hanno ignorato l’argomento, altri hanno apertamente deriso la commissaria Hadja Lahbib, rea di aver esplicitato in forma semplice (e leggera) alcuni concetti basilari, come quello di avere la dotazione minima necessaria per tornare a casa o per gestire il banale imprevisto di trasporti pubblici indisponibili. In alcuni paesi (per dire, la Svizzera) sono misure considerate ovvie, ma da noi decisamente meno.

Quello che il blackout del 28 aprile ci ha detto, in modo molto chiaro, è che la vita tranquilla all’ora di colazione potrebbe diventare molto, molto più complicata all’ora di pranzo, che tornare a casa per cena potrebbe essere meno agevole del solito, che indossare un paio di scarpe comode può aiutare, unitamente a un abbigliamento adeguato.

 

Energia ne abbiamo?

La risposta è: di solito no. Sebbene in molti abbiano installato pannelli fotovoltaici sul tetto o sul balcone, l’energia auto-prodotta è costosa, soprattutto da conservare, ma non basta per essere completamente auto-sufficienti (off-grid). La conseguenza è che alcuni comodi elettrodomestici (quali frigoriferi, congelatori, climatizzatori, lavatrici, …) a cui siamo abituati, potrebbero risultare inutilizzabili. La stessa acqua potabile, in alcuni casi, potrebbe non essere disponibile. O, peggio, non essere potabile.

La carenza o mancanza di energia elettrica possono impattare anche sulle nostre scorte alimentari, sul modo di procurarci e conservare il cibo, e anche su come cuocerlo.

 

La prudenza raramente uccide.

In conclusione, dal blackout iberico possiamo trarre alcuni insegnamenti pratici, ma quel che serve, nell’immediato, è cambiare atteggiamento mentale: il nostro stile di vita, costoso, spavaldo e confortevole, non è più assicurato, ma va apprezzato per quel che è (un immeritato dono del Signore) e difeso con la consapevolezza che spetta a noi fare buon uso di quel che abbiamo.

Essere attenti e prudenti, conservativi e accorti, non fa certo male alla nostra salute, con elettricità o senza.