
Un sacerdote diventa profeta
Un giorno una parola – commento a Luca 1, 63-64
Il Signore non respinge per sempre; ma, se affligge, ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà
Lamentazioni 3, 31-32
Zaccaria, chiesta una tavoletta, scrisse così: «Il suo nome è Giovanni». E tutti si meravigliarono. In quell’istante la sua bocca fu aperta e la sua lingua sciolta, ed egli parlava, benedicendo Dio
Luca 1, 63-64
Era rimasto dubbioso, Zaccaria, che pure era un sacerdote, quando l’angelo gli aveva annunciato che sarebbe diventato padre in età avanzata e che suo figlio, Giovanni, sarebbe stato il precursore del Messia. Non era riuscito ad aprirsi fiducioso alla promessa del Signore ed era stato colpito dall’afasia, l’impossibilità di parlare. Ed è comprensibile, perché un “uomo di Dio” o una Chiesa che non sa guardare alla promessa di Dio, non è neanche in grado di dire alcunché – anche perché, se dicesse qualcosa, le sue parole sarebbero vento.
Non è proprio questo che sta succedendo oggi, non solo in Italia? La fede (o meglio: la religione) non diventa forse un marchio identitario da contrapporre agli stranieri, tanto da non rimandare più a Cristo, ma alle paure che animano questo periodo della nostra vita?
Alla nascita del bambino, però, quando si compie ciò che aveva predetto l’angelo, Zaccaria scrive su una tavoletta: “Il suo nome è Giovanni”, e con questo dimostra di aver compreso che in ciò che gli sta accadendo è presente la mano di Dio. Questo atto di fede gli restituisce la parola, per cui ora può profetare.
Un sacerdote diventa profeta: nella nuova era, con la nascita del Cristo di cui Giovanni sarà il precursore, il rapporto con Dio si sposta dalla sfera del Tempio e del culto a quella dell’annuncio e della vita quotidiana. La relazione che il Signore stende con l’umanità intera non necessita più di un ordine sacerdotale che gestisca il sacro. In Cristo, non c’è più separazione tra Dio e le sue creature perché è Dio che ci è venuto accanto, ha rivestito la nostra umanità, condividendo con noi fragilità e dolore, perché Dio stesso ha voluto redimere ogni cosa col suo amore. Al rito sacro (tipico del sacerdote) si sostituisce l’annuncio della Grazia (tipico del profeta) e, se noi affermiamo di essere la Chiesa della Parola, dobbiamo assumere in pieno la responsabilità dell’annuncio. Amen.
Immagine: Rogier can der Weyden, Zaccaria scrive il nome del Battista (1460-1455), Staatliche Museen, Berlin