
La Buona Novella. Un calcio al razzismo
La nuova rubrica della redazione dedicata alle buone notizie
Questa in realtà è una buona novella in corso d’opera. Una buona notizia che richiede nuovi sviluppi per essere confermata. Diversamente, andremo a ripiombare nel solito “andazzo” che percorre i campi di calcio, in particolar modo nei settori amatoriali e giovanili.
Di che si tratta? Beh, facile immaginarlo: di un ennesimo caso di razzismo, o meglio di insulti a carattere razzista, che si sono prodotti, questa volta, sul campo del Badia Polesine, squadra dell’omonima località in provincia di Rovigo. La compagine, che milita nel campionato di Prima Categoria in Veneto, era impegnata a inizio maro in una partita contro l’altra squadra veneta del Merlara (Padova).
Sul campo, come avviene purtroppo in molti casi (a volte, in ambito giovanile, anche con la pessima partecipazione di genitori degli atleti), sono “partiti” i classici insulti razzisti nei confronti di alcuni giocatori di colore della squadra ospite. Ecco, dicendo che “avviene molte volte” già si sottolinea il rischio dell’abitudine, la tendenza a “lasciar correre”, obbedendo a un imperativo (lo spettacolo deve continuare) che ha un suo senso, perverso, nel mondo professionistico, dove conta anche, e a volte, soprattutto, il business.
Ma questa volta si è prodotto qualcosa di diverso: finalmente si è registrata la solidarietà con gli atleti insultati, non solo da parte dei compagni di squadra (ci mancherebbe), e non solo una solidarietà fatta di pacche sulle spalle. Si è prodotta una reazione visibile e inequivocabile, consistita nella decisione, da parte della società, di abbandonare il campo di gioco.
Dove i giocatori insultano i colleghi in base al colore della loro pelle, manca un livello minimo di condivisione dello spirito sportivo, e quindi via tutti. Si perdono punti “a tavolino”? Tanto peggio; si salva la dignità e si dà un segnale.
Se in futuro altri sapranno coglierlo, la Buona novella si confermerà tale: speriamo.