Prendere coscienza delle nostre meschinità davanti a Dio

Un giorno una parola – commento a Giobbe 40, 3-4      

 

Allora Giobbe rispose al Signore e disse: «Ecco, io sono troppo meschino;
che ti potrei rispondere? Io mi metto la mano sulla bocca»

Giobbe 40, 3-4

 

Paolo scrive: «Ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto»

I Corinzi 13, 12

 

 

 

 

La differenza tra Giobbe e i suoi amici che lo accusano di aver peccato gravemente davanti a Dio e di non voler riconoscerlo, è che essi parlano di Dio, mentre Giobbe parla con Dio. Giobbe è un credente che, senza rassegnarsi alle sofferenze, senza accontentarsi delle spiegazioni dei suoi amici, si avvia sulla strada della fede personale per cercare un incontro diretto con Dio. Protesta, urla a Dio tutta la sua desolazione e la sua disperazione chiedendo perché deve soffrire benché avesse la coscienza a posto.

 

Giobbe è la dimostrazione del fatto che Dio non chiede all’essere umano di autoannullarsi davanti a lui, al contrario, lo considera una creatura libera che contende con lui. È anche la dimostrazione del fatto che, per scoprire Dio bisogna lottare con lui. Come in una lotta corpo a corpo Giobbe è portato a conoscere chi è veramente Dio, prendendo coscienza della propria meschinità di fronte a lui, per poi trovarsi silenzioso, senza più nulla da dire. Certo, le disgrazie che gli sono capitate sono inspiegabili, ma ciò non giustifica la sua arroganza nei confronti del Creatore.

 

Giobbe ci insegna che, nei momenti di prova che attraversiamo nella vita è importante parlare con Dio nella preghiera. Troviamo più facile parlare dei nostri problemi con altre persone ma non con Dio, eppure nella preghiera possiamo liberamente presentare a Dio tutte le situazioni che ci atterranno, che svuotano in noi la speranza, e perfino gridare la nostra rabbia, con fiducia, senza pretendere di insegnare a Dio ciò giusto e ciò che non lo è.  La preghiera, non solo ci permette di deporre davanti a Dio le nostre preoccupazioni, inquietudini e paure, ma ci conduce a una conoscenza sempre più chiara di Dio e ad una comprensione di come egli agisce nelle nostre vite. Amen.