
«Non dimenticate i profughi ucraini»
Un documento di Eurodiaconia chiede agli Stati di rinnovare gli impegni nei confronti di milioni di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case
Tre anni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, «restiamo profondamente preoccupati per la crisi umanitaria in corso e per l’impatto duraturo della guerra di aggressione della Russia sugli individui e sulle comunità colpite sia in Ucraina che in tutta Europa. A febbraio 2025, si stima che in Europa siano stati registrati 6,3 milioni di rifugiati dall’Ucraina, con quasi due terzi dei 3,7 milioni di sfollati interni dell’Ucraina che non sono stati in grado di tornare a casa per più di due anni». Così apre un testo di Eurodiaconia, organizzazione che raggruppa decine di enti sociali delle chiese protestanti europee, e di cui è parte anche la Diaconia valdese.
Fin dall’inizio della guerra, la rete Eurodiaconia è stata in prima linea nella risposta umanitaria. «I nostri membri – recita il comunicato- continuano a fornire assistenza di emergenza e supporto olistico agli ucraini sfollati sia in Europa che in Ucraina. Ciò include l’accesso alle abitazioni, ai servizi sociali, all’istruzione, all’integrazione nel mercato del lavoro e all’assistenza monetaria, insieme al supporto psicosociale per le persone colpite dalla guerra. Finché l’occupazione persiste, e anche in caso di cessazione, misure di supporto durature restano cruciali. Andando avanti, è necessario un passaggio a soluzioni a lungo termine che promuovano stabilità e resilienza».
L’attuazione della direttiva sulla protezione temporanea (TPD) è stata una tappa fondamentale per garantire un accesso tempestivo alla per i rifugiati in fuga dall’Ucraina. Tuttavia, con la protezione temporanea destinata a concludersi a marzo 2026, non esiste attualmente una strategia a livello UE che delinei lo status futuro dei rifugiati dall’Ucraina oltre l’ultima proroga. Eurodiaconia sottolinea l«a necessità di una strategia post-TPD chiara e coordinata per garantire un accesso continuo alla protezione, allo status legale e al supporto all’integrazione per coloro che non sono in grado di tornare in Ucraina in sicurezza. Il coordinamento a livello UE sarà essenziale per prevenire disparità tra gli Stati membri, evitare limbi legali e garantire un approccio equo e basato sui diritti. Dovrebbe essere data priorità all’esplorazione degli status di protezione nell’ambito del diritto dell’UE, nonché all’utilizzo dei quadri normativi esistenti in materia di asilo per facilitare una transizione agevole».
«Non dobbiamo dimenticare le minoranze profondamente colpite dalla guerra, tra cui i rifugiati rom e le comunità rom sfollate internamente, che continuano a subire discriminazioni strutturali e barriere all’accesso ai diritti fondamentali.
Durante una visita di studio in Ungheria nel novembre 2024, il nostro membro, l’Hungarian Interchurch Aid, ha evidenziato le gravi sfide che i rifugiati ucraini, in particolare i rom, affrontano nell’accesso agli alloggi. Il limitato patrimonio di alloggi sociali dell’Ungheria e la forte dipendenza dalle ONG per il sostegno ai rifugiati hanno causato una significativa insicurezza abitativa. Inoltre, il decreto del governo ungherese del giugno 2024 che ha posto fine agli alloggi finanziati dallo Stato per i rifugiati dall’Ucraina occidentale ha lasciato molti, in particolare donne e bambini rom, a rischio di finire senza un tetto. Questo contesto sottolinea la necessità di sfruttare l’attenzione a livello UE per garantire che i rifugiati Rom non vengano emarginati e che i quadri post-TPD garantiscano parità di trattamento e impediscano ulteriore emarginazione».
Durante la crisi, la società civile e le organizzazioni religiose hanno svolto un ruolo cruciale nel fornire aiuti umanitari e servizi di inclusione sociale. Tuttavia, molte di queste organizzazioni affrontano incertezza finanziaria e ostacoli burocratici nell’accesso ai finanziamenti. Eurodiaconia esorta l’Unione Europea e i governi nazionali a «garantire finanziamenti accessibili e a lungo termine per le organizzazioni della società civile impegnate nel supporto ai rifugiati».
A tre anni dall’inizio della guerra, Eurodiaconia sottolinea l’importanza «che l’UE e i suoi Stati membri rimangano impegnati nei nostri valori condivisi di pace, democrazia e diritti umani nel dare forma alle politiche post-TPD, nonché la necessità di un supporto continuo per le persone colpite dal conflitto. Mentre le discussioni sugli scenari post-TPD procedono, chiediamo: un dialogo trasparente con le organizzazioni della società civile, compresi gli attori religiosi, per garantire che qualsiasi transizione dalla protezione temporanea salvaguardi i diritti, l’autonomia e il benessere di tutti gli sfollati; rafforzare l’accesso ai percorsi legali per i rifugiati, compresi i meccanismi di reinsediamento e protezione complementare che forniscono stabilità e sicurezza a lungo termine; affrontare le lacune nell’attuale applicazione della TPD per prevenire ostacoli amministrativi e legali che potrebbero lasciare gli individui senza status o accesso ai diritti e ai servizi sociali a causa della sua applicazione incoerente negli Stati membri dell’UE».