Il Signore è giusto

Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 32, 36

 

Il Signore giudicherà il suo popolo, ma avrà pietà dei suoi servi

Deuteronomio 32, 36

 

Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui?

Tarderà nei loro confronti?

Luca 18, 7

Gentili lettrici, gentili lettori, non potremmo pensare a Dio se non come giusto. Eppure, appena affrontiamo questo tema, si libera un vaso di Pandora pieno di quesiti altrettanto fondati quanto il presupposto teologico sulla giustizia di Dio. 

Il libro biblico del Qohelet, nella sua riflessione disincantata sui principi della vita umana, sembra invitare a dubitare anche della presunta giustizia di Dio. Perlomeno, basandoci sui nostri dati empirici, non possiamo affermare che chi si comporta bene, secondo la legge divina, riceve da lui sempre una considerazione giusta e, quindi, il suo favore. Di fatto, è possibile negare questo e talvolta affermare il contrario. Sarebbe auspicabile, allora, per il “Predicatore”, assumere una sorta di equidistanza rispetto all’una o all’altra convinzione, non tanto per ricercare l’impassibilità stoica, quanto in virtù dell’atteggiamento credente, che rinuncia a comprendere la volontà di Dio ma vi si affida. 

 

Tuttavia, non possiamo sempre mantenere l’equidistanza e nemmeno è auspicabile. Anche rispetto all’intricata situazione israelo-palestinese, ad esempio, voci autorevoli del nostro protestantesimo denunciano nettamente una posizione e criticano il principio di equidistanza sostenuto da altri.

 

Quello che possiamo dire sulla base della testimonianza biblica non è tanto lo sforzo di spiegare il punto di vista di Dio. L’intuizione della Riforma ci ha alleggeriti da questo compito arduo: Dio è giusto soprattutto in quanto, oltre a giudicare, “fa giustizia”. Nel senso che pronuncia allo stesso tempo due parole certe: no e sì; entrambe sono rivolte a qualcuno con cui ha una relazione profonda: il “suo popolo” e i “suoi”. 

Credere nella giustizia di Dio, allora, significa accoglierla non come una sentenza distruttrice, spietata, bensì come un’opportunità di salvezza. Amen.