Difendere la dignità e la presenza del popolo di Gaza

Un appello umanitario dalle Chiese cristiane di Gerusalemme

 

In una dichiarazione rilasciata il 14 febbraio, i patriarchi e i capi delle chiese cristiane di Gerusalemme hanno lanciato un appello umanitario per Gaza:

 

«Come custodi della fede e della coscienza cristiana in questa terra sacra, alziamo le nostre voci con dolore e ferma determinazione di fronte alle sofferenze in corso a Gaza. La devastazione che si è dispiegata davanti agli occhi del mondo è una profonda tragedia morale e umanitaria. Migliaia di vite innocenti sono andate perdute e intere comunità sono in rovina, con i più vulnerabili, bambini, anziani e malati, che sopportano difficoltà inimmaginabili.

 

In mezzo a questa angoscia, siamo costretti a parlare contro la grave minaccia di sfollamenti di massa, un’ingiustizia che colpisce il cuore stesso della dignità umana. Il popolo di Gaza, famiglie che hanno vissuto per generazioni nella terra dei loro antenati, non deve essere costretto all’esilio, privato di ciò che resta delle loro case, della loro eredità e del loro diritto a rimanere nella terra che costituisce l’essenza della loro identità. Come cristiani, non possiamo essere indifferenti a tale sofferenza, perché il Vangelo ci comanda di sostenere la dignità di ogni essere umano. Le parole del nostro Signore ci ricordano: “Guai a coloro che fanno leggi ingiuste, a coloro che emanano decreti oppressivi, per privare i poveri dei loro diritti e negare la giustizia agli oppressi” (Isaia 10:1-2).

 

In questo momento critico, riconosciamo e sosteniamo la posizione del re Abdullah II di Giordania, del presidente El-Sisi d’Egitto e di altri, la cui posizione ferma e di principio è rimasta chiara e incrollabile nel respingere qualsiasi tentativo di sradicare la popolazione di Gaza dalla loro terra. I loro incessanti sforzi per fornire aiuti umanitari, fare appello alla coscienza del mondo e insistere sulla protezione dei civili esemplificano la leadership al suo più alto livello di responsabilità.

 

Con questo stesso spirito, chiediamo anche il rilascio di tutti i prigionieri da entrambe le parti in modo che possano essere riuniti in sicurezza alle loro famiglie. Facciamo appello a tutte le persone di fede, ai governi e alla comunità internazionale affinché agiscano rapidamente e con decisione per fermare questa catastrofe. Che non ci sia alcuna giustificazione per lo sradicamento di un popolo che ha già sofferto oltre misura. Che la sacralità della vita umana e l’obbligo morale di proteggere gli indifesi superino le forze della distruzione e della disperazione. Chiediamo un accesso umanitario immediato e senza restrizioni a coloro che sono in disperato bisogno. Abbandonarli ora significherebbe abbandonare la nostra comune umanità.

 

Mentre eleviamo le nostre preghiere per coloro che sono in lutto, per i feriti e per coloro che rimangono saldi nella terra dei loro antenati, ricordiamo la promessa della Scrittura: “Il Signore sostiene tutti quelli che cadono e rialza tutti quelli che sono curvi” (Salmo 145:14). Possa il Dio della misericordia rafforzare gli afflitti, ammorbidire i cuori di coloro che detengono il potere e portare avanti una pace che sostenga la giustizia, preservi la dignità umana e salvaguardi la presenza di tutte le persone nella terra a cui appartengono.

 

 

Patriarchi e capi delle Chiese a Gerusalemme si incontrano il 14 febbraio 2025. Foto: Patriarcato di Gerusalemme