Liberi di rispondere alla vocazione

17 febbraio, «chiamati a libertà» 

 

Tanti sono i modi in cui si parla di libertà, spesso a sproposito, soprattutto se la si intende come assenza di regole, come “liberi tutti”. Noi siamo abituati a parlare in altri termini, perché la Riforma ha indicato un nesso inscindibile fra libertà e responsabilità.

 

Di libertà religiosa si è parlato alla chiesa valdese di Pinerolo domenica 16, in cui i relatori (il pastore Mauro Pons; il pastore Daniele Garrone, presidente della Fcei; Michele Vellano, docente di Diritto dell’Unione europea, e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese) hanno sottolineato l’importanza di tenere alta l’attenzione: finché il diritto sarà garantito, pur con modalità diverse (Concordato e Intese non sono equivalenti), solo ad alcune confessioni, non sarà un diritto ma un privilegio. Occorre un impegno affinché anche “gli altri” possano aprire luoghi di culto e praticare i loro riti.

 

È uno degli elementi costitutivi di uno Stato democratico – è stato detto nell’incontro. Stato, non nazione – che è concetto identitario, e può prendere una deriva escludente. Al contrario, pensiamo a uno Stato che nasce dal patto reciproco fra cittadini che si riconoscono in un insieme di valori e si impegnano a rispettare diritti e doveri. In quest’ottica, una legge sulla libertà religiosa potrebbe essere strumento di coesione e, in definitiva, sicurezza: lo stesso si può dire della cittadinanza: non concessione, più o meno benevola, ma azione per il bene di tutti.

 

È una meta a cui come evangelici ed evangeliche in Italia tendiamo con una certezza forte: la libertà non è una condizione data una volta per tutte – ha detto il pastore Claudio Pasquet nel sermone del XVII a Luserna S. Giovanni – ma è una vocazione che ci accompagna per tutta la vita. Non siamo “liberi”, bensì siamo stati «chiamati a libertà» (Galati 5, 13): a noi tocca rispondere a questa vocazione. Per noi e per gli altri cittadini e cittadine, al di là della loro nazionalità e luogo di nascita.

 

 

Foto di Samuele Revel