Lo zucchero, una storia dolce-amara

Come questa sostanza, un tempo merce rara, ha cambiato le abitudini, l’economia e il volto del mondo

 

Dolce come lo zucchero. Eppure la sua storia è tutt’altro che dolce, contiene piuttosto il salato del sudore e del sangue di milioni di lavoratori, l’amaro delle sconfitte e delle crisi che hanno accompagnato lo sviluppo di questa sostanza, delle devastazioni ambientali provocate dalla monocoltura e, in epoca più recente, della crisi sanitaria mondiale causata da un consumo pervasivo.

Il libro* che ripercorre le vicende legate in particolare alla coltivazione della canna e della barbabietola, scritto da Ulbe Bosma, Senior Researcher all’International Institute of Social History e professore di Storia sociale comparata alla Vrije Universiteit di Amsterdam, è riccamente documentato, e pur non essendo un romanzo d’avventura, risulta appassionante non solo per gli amanti della Storia.

 

Generalmente la prima immagine che viene in mente se si pensa alla storia dello zucchero è quella delle piantagioni di canna nell’America centrale (peraltro più mortifere di quelle di cotone). In realtà, la storia comincia secoli prima, in India e Cina, si estende al Medio Oriente (uno dei più grandi produttori sarà l’Egitto) e solo in un secondo tempo approda nel Nuovo Mondo, in uno dei più grandi scandali della storia umana, la deportazione di 12,5 milioni di schiavi africani. 

 

Attraverso il racconto di come questa sostanza, da merce rara venduta dai farmacisti in piccolissime dosi, diventa prodotto d’élite e infine, in meno di un secolo, materia industriale consumata su larghissima scala, percorriamo gli ultimi sette secoli (almeno) e buona parte dei paesi del mondo, incrociando le più profonde questioni socio-politiche della storia umana: lo schiavismo, con le sue implicazioni religioso-morali (tra cui la diffusione dell’idea che gli schiavi non fossero esseri umani: altrimenti, come tollerare e giustificare, anzi promuovere, tale sopruso?); la rivoluzione industriale, lo sviluppo tecnologico e il capitalismo (il mercato saccarifero è determinante nello sviluppo del trasporto ferroviario e dei mercati finanziari, con influenze sulla grande crisi del 1929 e sulla creazione del mercato unico europeo, per fare due esempi); il colonialismo europeo e la decolonizzazione; le migrazioni che coinvolgono intere popolazioni (ricordiamo anche i milioni di lavoratori europei, da Spagna, Irlanda, Italia, Polonia); non ultimi, gli sconvolgimenti di interi ecosistemi causati dalla deforestazione, dalla coltura intensiva finalizzata alla produzione di zucchero e, più di recente, l’ancor più devastante etanolo.

 

Leggendo, si percepisce un mondo globalizzato e interconnesso fin dagli albori dell’età moderna, e viene in mente il famoso “effetto farfalla”: una carestia o malattia della pianta, una grande rivolta o sciopero di lavoratori, l’abolizione dello schiavismo, l’introduzione di dazi e misure protezionistiche, un nuovo macchinario, procedimento di lavorazione o varietà di canna, l’introduzione dello zucchero da barbabietola, la creazione di un cartello o trust: ciascuno di questi elementi provoca una ridefinizione degli equilibri mondiali e conseguenze fin dall’altra parte del pianeta. 

 

La lettura di questo libro torna doppiamente utile in questo momento: da un lato, febbraio è negli Stati Uniti e Canada (di recente anche in Italia) il Black History Month, dedicato al contributo delle persone nere alla storia e alla cultura del paese, mostrando una realtà molto più intrecciata e meno “a compartimenti stagni” di quanto una certa politica vorrebbe indurci a credere. E questo vale non solo per le Americhe, ma anche per l’Italia.

Il secondo motivo è l’apertura mentale che veicola: a scuola siamo stati spesso abituati a studiare la storia come un susseguirsi di guerre, accordi politici e spostamenti di confini. Ma la storia umana è un intreccio di politica, economia, tecnologia, cultura, costume, psicologia, di cui questo libro ci offre un mirabile esempio, dimostrandoci che i confini politici sono una realtà astratta, e che ingegno e necessità cambiano le sorti del mondo: lo fanno da sempre, e lo faranno anche in futuro.

 

* Ulbe Bosma, Il mondo dello zucchero. Come le cose dolci hanno trasformato la nostra salute e il pianeta. Torino, Einaudi, 2024, pp. XIV, 521, 34 euro.