Consultazione per una pace giusta in Ucraina
Intervista al pastore Frank-Dieter Fischbach, segretario generale della Conferenza delle chiese europee
«Una pace giusta, una pace sostenibile, ma non una pace a buon mercato». È questa una delle affermazioni che sono risuonate nel corso della “Consultazione europea per la pace giusta”, tenutasi a Varsavia, in Polonia, dal 9 all’11 dicembre scorsi. Convocata dalla Conferenza delle chiese europee (Kek) per riflettere sul conflitto in Ucraina, la Consultazione ha visto oltre 70 partecipanti, tra esperti, rappresentanti di chiese e di organizzazioni per la pace di tutta Europa. Particolarmente rilevante la presenza di esponenti delle chiese cristiane in Ucraina, quasi un quarto dei partecipanti, che hanno portato la loro testimonianza diretta sulla guerra. A conclusione di questo evento, Luca Baratto, conduttore del Culto evangelico – presente alla Consultazione, insieme alla pastora valdese Letizia Tomassone, unici due italiani tra i partecipanti – ha intervistato il pastore Frank-Dieter Fischbach, segretario generale della Conferenza delle chiese europee.
L’audio è disponibile su questo link , dal minuto ’10”06 al minuto ’13″5; qui di seguito ne riportiamo la trascrizione.
Pastore Fischbach, qual è l’importanza di questa Convocazione europea per la pace giusta?
Vorrei sottolineare tre punti che mi sembrano significativi. Il primo è che molte delle chiese membro della nostra Conferenza – ortodosse, protestanti, anglicane, vecchio cattoliche – erano presenti a questa Consultazione con dei loro rappresentanti. La seconda cosa è l’importanza di aver avuto con noi un ampio numero di rappresentanti delle diverse chiese ucraine che hanno potuto dare una testimonianza diretta della loro situazione, dei pericoli che corrono e delle loro speranze. L’ultimo punto è che abbiamo potuto davvero metterci in ascolto gli uni degli altri e capire gli uni dagli altri che cosa significa parlare di pace giusta in questi giorni così difficili e impegnativi per l’Ucraina.
Che cosa ha imparato da questi tre giorni di discussione?
Al momento direi che ci sono più domande che risposte. Credo però che sia importante, anche come cristiani, di non avere immediatamente delle risposte a portata di mano. La domanda principale è stata: cosa significa parlare di pace giusta quando una nazione è nel pieno di un conflitto, è invasa militarmente – in questo caso dalla Russia? Una delle risposte, portata dai partecipanti ucraini soprattutto, è stata: parliamo di pace giusta dicendo la verità sul conflitto, la verità, per esempio, su chi è l’aggressore. Questa è stata una delle lezioni che abbiamo appreso in questa Consultazione.
Dopo questa Consultazione qual è il prossimo passo?
Credo che dobbiamo prendere l’occasione di questo incontro per continuare a stare insieme e a camminare insieme verso il futuro. Quindi, rimanere in contatto con le chiese in Ucraina, andare a visitarle – come loro stesse hanno chiesto – per conoscersi meglio e per vedere direttamente qual è la situazione da loro. L’altro passo da fare riguarda l’allargamento della nostra rete verso le chiese ortodosse che sono in conflitto o hanno forti discussioni tra loro. Questo per ascoltare l’evangelo insieme e udire dalla parola dell’evangelo che siamo fratelli e sorelle anche in questa situazione.
Foto: al tavolo della Consultazione, da sinistra, Frank-Dieter Fischback, segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), Dagmar Winter, vice presidente della KEK, l’arcivescovo Nikitas di Thyateira e Great Britain, presidente della KEK. Foto naveencca.