Frontiera italo-francese: tornano i respingimenti
Dopo alcuni mesi di una politica di controllo più rispettosa, le associazioni tornano a denunciare espulsioni forzate e mancato rispetto dei diritti delle persone in transito
«Mentre avevamo constatato, a partire da febbraio 2024, un’evoluzione verso pratiche di polizia più rispettose del diritto d’asilo alla frontiera franco-italiana delle Hautes-Alpes (confine fra Piemonte e Francia), deploriamo la recrudescenza, dall’inizio di novembre, di metodi operativi contrari alle norme internazionali, al diritto europeo e francese. Queste pratiche di respingimento negano il diritto fondamentale di tutti e tutte a poter chiedere asilo sul territorio di un Paese dove non si trovano in pericolo. I diritti vengono violati quotidianamente alla frontiera, non aspettiamoci l’ennesima tragedia in montagna per allertare le persone sulla situazione e sulle sue conseguenze. Le alternative esistono, come hanno dimostrato gli ultimi mesi».
Apre così il periodico resoconto che l’associazione umanitaria Tous Migrants dedica alla situazione migratoria.
Grazie al contenzioso portato avanti da anni da diverse associazioni a difesa dei diritti delle persone in esilio, il 21 settembre 2023 è stata emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) un’importante sentenza, successivamente ripresa dal Consiglio di Stato transalpino il 2 febbraio 2024. Non avendo consentito di rimettere in discussione il continuo ripristino del controllo alle frontiere interne da parte dei governi francesi che si sono succeduti a partire dal 2015, in totale violazione delle norme europee, queste sentenze hanno tuttavia confermato l’illegittimità delle pratiche applicate lungo in confini e ha quindi consentito una modifica delle procedure applicate alla frontiera. In questa occasione il Consiglio di Stato ha ricordato anche e soprattutto l’obbligo dello Stato di rispettare il diritto di asilo alla frontiera.
È così che per un breve periodo, tra febbraio e novembre 2024, la maggior parte degli esuli che desideravano chiedere asilo in Francia e che si presentavano alla frontiera di Monginevro sono stati ammessi in territorio francese. «Tuttavia, le violazioni dei diritti non erano tutte cessate ma la polizia di frontiera (PAF) ha finalmente rispettato il diritto nazionale e internazionale in materia di asilo» si legge nel testo dell’organizzazione umanitaria transforntaliera.
«Questa relativa tregua è stata purtroppo solo di breve durata. Lo temevamo, e non è una vera sorpresa: abbiamo osservato dall’inizio di novembre 2024 un aumento molto forte delle riammissioni (cioè delle espulsioni) in Italia di persone in transito, molte delle quali volevano chiedere asilo in Francia. Tutto suggerisce che le pratiche delle polizie e le direttive che ricevono dalle loro autorità di controllo hanno preso una nuova svolta per avvicinarsi ai metodi operativi repressivi attuati in altri valichi della frontiera franco-italiana (Mentone, tunnel del Fréjus.. .), in un contesto di moltiplicazione degli annunci di sicurezza da parte del governo».
Secondo le testimonianze raccolte tra i respinti, le richieste di asilo sono state semplicemente ignorate oppure le condizioni del colloquio non erano idonee (assenza di interpreti, incontri frettolosi, per esempio). «Ciò secondo pratiche e valutazioni che sembrano del tutto casuali. Per altre persone non coperte dalla procedura di asilo, constatiamo anche il mancato rispetto di diversi diritti, in particolare relativi alla detenzione amministrativa. Le conseguenze ci sono già. Per cercare di sfuggire al rischio di respingimento, invece di presentarsi alla postazione del PAF come è avvenuto negli ultimi mesi, le persone stanno tornando ad attraversare le montagne. A vento, neve e temperature gelide si aggiungono i pericoli della montagna, che a inizio stagione sono particolarmente elevati. Sul percorso sono state trovate persone alle prese con problemi di congelamento, curati dalle équipe di Refuges Solidaires e Medici del Mondo nell’area del Monginevro e di Briançon, con ricovero in ospedale per i casi più gravi negli ultimi giorni. Dall’inizio della stagione sono già intervenuti anche i servizi di soccorso alpino».
«Siamo preoccupati per le conseguenze di questi cambiamenti nelle pratiche di frontiera sulla salute fisica e mentale delle persone che tentano di attraversare il confine. Questa preoccupazione è alimentata dal recente passato: arresti a sorpresa da parte della polizia in montagna, inseguimenti, molteplici tentativi di attraversamento, stanchezza legata ad attraversamenti difficili, incidenti mortali come nel 2023. La repressione e la criminalizzazione alle frontiere sono sempre accompagnate da pericoli e tragedie. A riprova, il periodo febbraio-novembre 2024 ha visto diminuire il numero degli incidenti gravi e delle sofferenze psichiche.Per evitare nuove conseguenze drammatiche, chiediamo la fine immediata di queste politiche migratorie repressive, illegali, illegittime e pericolose e il rispetto dei diritti delle persone in esilio alla frontiera franco-italiana».