Educazione sessuale e affettiva

Ancora delle anticipazioni del numero di novembre del mensile free press con un dossier dedicato a “aborto volontario e obiezione di coscienza”

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di novembre del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Il dossier di questo mese si intitola  “Aborto volontario e obiezione di coscienza”. Buona lettura

 

Contrariamente a quello che si può pensare il dibattito riguardante l’introduzione a scuola dell’educazione sessuale affonda le sue radici nel 1902. Il ministro della Pubblica Istruzione dovette rispondere a un’interrogazione in cui si chiedeva di introdurre dei corsi di igiene sessuale per la prevenzione delle malattie veneree. Dal ’68 poi si iniziò a porre la questione non solo in termini sanitari, ma anche di educazione alla sessualità per un corretto sviluppo della personalità.

 

Ai giorni nostri a questo concetto si accompagna quello di educazione all’affettività. L’educazione sessuale pensata dalla Organizzazione mondiale della sanità (Oms) viene descritta come un’educazione che vuole fornire ai giovani informazioni accurate e adeguate all’età sulla sessualità e sulla salute sessuale e riproduttiva, che sono fondamentali per la loro salute e sopravvivenza. I contenuti trattati hanno una valenza educativa in grado di abbracciare diversi ambiti della vita, tra i quali la famiglia e le relazioni, il rispetto, il consenso, la contraccezione, la gravidanza e le infezioni sessualmente trasmissibili. Avere conoscenza e consapevolezza di come gestire e comprendere le proprie emozioni e quelle altrui, può servire a mitigare fenomeni come quello della violenza di genere. Secondo un dossier del ministero dell’Interno, da gennaio ad agosto 2024 in Italia i femminicidi sono stati 62. Per l’opinione psicologica generale i giovani spesso confondono l’amore con il possesso e il controllo, emozioni che portano anche a comportamenti violenti. Una risorsa per contrastare questo fatto risiederebbe tra i banchi di scuola, ma viene effettivamente affrontata la tematica?

 

Abbiamo posto la domanda ad alcuni dirigenti scolastici del Pinerolese. L’I.I.S “Porro” a esempio non avrebbe attivato, negli ultimi due anni, corsi di educazione sessuale. Situazione differente invece presso il liceo “Porporato”, dove il tema è affrontato attraverso un progetto chiamato “Educazione all’affettività” e gestito da un docente insieme alla psicologa della scuola. La presenza di uno sportello dello psicologo si ritrova anche all’Istituto “Buniva” e all’Istituto comprensivo di Bricherasio. Qui non sono attivi dei progetti veri e propri, ma studenti, studentesse, docenti e personale ATA si possono rivolgere a una psicologa. «La modalità di approccio a questi concetti è cambiata rispetto al passato – spiega il dirigente Danilo Chiabrando del Buniva – quando in classe si faceva informazione anche in materia ginecologica. Lo sportello psicologico, che io ritengo utile nel corso dell’adolescenza, ha riscosso particolare successo e viene utilizzato».