Non esiste una via per la pace, la pace è la via

Pastori della Chiesa di Scozia hanno partecipato alla marcia interreligiosa per la pace a Gerusalemme. Il loro racconto

 

 

Due pastori della Chiesa di Scozia hanno preso parte a una marcia di solidarietà interreligiosa a Gerusalemme contro la guerra a Gaza.

I pastori Stewart Gillan e Muriel Pearson,  colleghi di missione in Israele, hanno manifestato nelle vie della città per la pace, la giustizia, e l’uguaglianza, assieme a circa altre 200 persone. Riflettendo sull’evento hanno scritto :  «Due Marce molto diverse hanno avuto luogo lungo Jaffa Street, sotto l’ombra della guerra in corso a Gaza. Una marcia interreligiosa per i diritti umani e la pace ha preceduto di due giorni la marcia annuale di Gerusalemme, anche conosciuta sotto il nome di “Flag day”.  Dove la marcia per la pace, organizzata dai “Rabbini per i Diritti Umani” ha testimoniato una visione inclusiva di una città in cui israeliani e palestinesi vengono rispettati allo stesso modo, la marcia del “Flag Day” ha affermato il nazionalismo esclusivo del movimento dei colonie la sua violenza».

La Marcia Interreligiosa per la Pace e i Diritti Umani era programmata e organizzata proprio per contrastare l’estremo nazionalismo del Flag Day e per denunciare l’uso che viene fatto della religione per esacerbare le divisioni. Lo scorso anno è stata organizzata la prima edizione, sempre negli stessi giorni di giugno, prima dei tragici fatti del 7 ottobre dunque.

«Il processo di pianificazione della Marcia Interreligiosa per la Pace e i Diritti Umani è iniziato a gennaio ed è stato esso stesso un viaggio verso la cura e la fiducia reciproche tra e tra ebrei, musulmani, cristiani, buddisti e rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani e per la pace; donne e uomini in egual numero esperti nel lavoro per la giustizia e la pace.

Da un lato palestinesi cristiani e musulmani hanno ricevuto critiche , accusati di voler in qualche modo “normalizzare” la questione dell’occupazione dei territori, per il solo fatto di aver coinvolto nei processi di dialogo cittadini ebrei israeliani. Di contro i partecipanti israeliani hanno subito sospetti simili che andavano nella direzione opposta».

 

Avi Dabush, direttore esecutivo di Rabbis for Human Rights, sopravvissuto con la sua famiglia all’aggressione di Hamas del 7 ottobre, ha reso omaggio a Vivian Silver, fondatrice dell’organizzazione Women Wage Peace, co-sponsor della marcia.

«L’anno scorso partecipava alla prima assoluta di questa marcia ed è stata assassinata il 7 ottobre. Ci ha sempre insegnato che non esiste una via per la pace, la pace è la via».

 

La marcia era guidata da due donne, l’attivista pacifista Ghadil Hani, cittadina palestinese di Israele, e il rabbino Sigal Asher di Rabbis for Human Rights. «Alla fine di marcia alla Porta di Jaffa eravamo immersi nella preghiera e nell’insegnamento degli ebrei, musulmani, cristiani, drusi, buddisti e pacifisti. Un momento unico per dire la che la Pace è possibile con il dialogo e l’ascolto».

 

Traduzione di Héloïse Badiane Dorléans, giovane studentessa del Liceo Francese di Torino, in redazione per due settimane di stage di osservazione in ambito professionale