La luce dell’amore di Dio

Un giorno una parola – commento a Isaia 9, 1

 

Il popolo che camminava nelle tenebre, vede una gran luce; su quelli che abitavano il paese della valle della morte, la luce risplende

Isaia 9, 1

Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono

Matteo 2, 10-11

 

 

Nel prologo del suo vangelo, Giovanni annuncia la venuta della luce in mezzo a noi e, allo stesso tempo, il rifiuto della stessa da parte del mondo.

Isaia, invece, oggi ci ricorda quanto la luce fosse indispensabile per una umanità che ancora oggi insiste nel brancolare nel buio della valle della morte.

 

E quella luce, nonostante ogni rigetto umano, non si spegnerà, ma continuerà a splendere. Quella è la luce dell’amore di Dio, uno splendore inesauribile a dispetto di ogni rifiuto da parte dell’essere umano.

Quella luce sarà sempre e comunque lì ad indicare agli “uomini di buona volontà” un cammino di pace nel segno dell’amore, della condivisione, della convivenza pacifica, a dispetto del deserto delle coscienze che ci assedia e ci circonda.

 

Nei racconti dell’infanzia, quella luce annuncia la nascita di Cristo, e quella Luce accompagnerà la missione terrena di Gesù, quel Gesù che si definisce luce del mondo (Giovanni 9, 5) e rivela a noi tutte e tutti di essere noi stessi luce del mondo (Matteo 1, 5).

Adoperiamoci dunque nell’essere luce nel buio del mondo e a portare alla luce una nuova umanità rigenerata in Cristo. Facciamoci luce per permettere all’umanità di non brancolare più nel buio come Nicodemo, che chiese “lumi” di notte senza comprendere di essere alla presenza della luce; come Maria di Magdala, che correva  disperata nella notte prima di essere illuminata dalla luce del Risorto.

 

Facciamoci portatori di speranza, annunciando all’umanità che il Signore ci ha promesso che la nuova creazione sarà visibile e fruibile perché illuminata da Dio stesso (Apocalisse 22, 5), quel Dio Padre «degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento» (Giacomo 1, 17). Amen.