Speriamo in una scuola nuova e più inclusiva

Secondigliano, restano due crocifissi in un istituto in via di demolizione: resta anche una tradizione che  ignora le minoranze?

 

In questa foto c’è la mia scuola elementare, quella che ho frequentato a Secondigliano, in un quartiere periferico che non è né Scampia, né Napoli ma sta giusto in mezzo. È la scuola “Nazario Sauro” e, come si vede nell’immagine, sta per essere completamente abbattuta per (speriamo sia vero) costruire una nuova scuola, magari con meno amianto.

 

Mi ha molto colpita vedere questo luogo della mia infanzia così; vedere dalla strada all’interno di quelle classi che sono state un posto intimo, in cui sono passati tanti bimbi e tante bimbe, in cui tante maestre e tanti maestri hanno speso il proprio tempo, le proprie energie, cercando di trasmettere concetti e passioni.

E poi c’è un dettaglio che ha richiamato la mia attenzione: i crocifissi. Ben due in una sola aula! Li guardo e mi faccio (almeno) due domande.

 

Una, più ovvia ma tristemente inevasa: possibile che ancora ci siano i crocifissi nelle scuole pubbliche? Possibile che ci sia ancora tanta cecità nei confronti di una società che è già multiculturale, plurilingue e quindi anche multireligiosa? Possibile che ancora si sia tanto legati a una presunta identità nazionale italo-cattolica da sentire la necessità di procurarsi chiodo e martello in una scuola in cui tutto il resto cade a pezzi per appendere un crocifisso, anzi due?!

 

La seconda domanda è venuta dopo ed è forse meno scontata. Ok. È stato appeso il crocifisso perché evidentemente c’è la necessità di affermare l’appartenenza a una comunità di fede e culturale. E poi? La scuola viene abbattuta e i crocifissi vengono lasciati lì, a crollare con le mura e a diventare macerie. Quel bisogno di affermazione, evidentemente tanto urgente, non si trasforma in una volontà di preservazione e di cura? Questo oggetto simbolico ha valore solo quando serve a connotare un’istituzione pubblica di una esclusività che nega le diversità o le relega a problematiche minoranze da gestire? Quando tutto è destinato a crollare, il crocifisso non ha più nessun valore, nessuna funzione?

 

Che pensiero triste, mi dico.

 

Sarà che li hanno lasciati lì proprio per “chiudere” simbolicamente un capitolo arretrato della scuola italiana? Questa seconda opzione mi conforta. E mi ritrovo a sperare in una scuola nuova (o nuova scuola), senza crocifissi, in cui si lavori per favorire nelle future generazioni lo sviluppo di una sensibilità interculturale e la consapevolezza della necessità di un dialogo continuo, con sé stessi e con gli altri e le altre, dell’importanza dell’ascolto, dell’accoglienza reciproca e del rispetto. E spero si insegni che della ricchezza che viene dall’incontro bisogna prendersi cura, anche quando tutto è destinato a crollare.