Diaconia valdese: un codice di condotta per il contrasto alle molestie
Nelle opere dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi istituita la figura della Consigliera di fiducia. Scopriamo cosa significa
Il mese scorso la Diaconia Valdese ha raggiunto un importante traguardo ottenendo il primo rinnovo della certificazione di parità. Nonostante l’obiettivo fosse atteso, il miglioramento del punteggio di ben 9 punti rispetto allo scorso anno è stato un risultato significativo. Questo successo è stato reso possibile principalmente dalla decisione della CSD di istituire la figura della Consigliera di Fiducia.
La Consigliera di Fiducia è una persona esterna all’organizzazione, esperta in violenza, discriminazioni di genere, molestie e molestie sessuali, il cui compito è fornire ascolto, supporto e consulenza su tutte le situazioni a lei segnalate. Al fine di offrire questo servizio la CSD ha formalizzato un contratto con Fondazione Libellula, che da molti anni opera per il contrasto ad ogni forma di violenza sulle donne e di discriminazione di genere favorendo equità, armonia dei legami, rispetto di ogni essere umano.
La collaborazione con Fondazione Libellula si declina da un lato nella formulazione di un codice di condotta per il contrasto alle molestie e dall’altro nell’attivare un canale di segnalazione sicuro e protetto per chi fosse vittima o testimone di molestie, con la certezza sia della protezione della propria privacy che da eventuali effetti ritorsivi.
Il Codice di condotta è in fase di formulazione e include non solo la procedura di attivazione delle segnalazioni, ma, soprattutto, la definizione di molestie.
Comprendere cosa si intenda per molestie in generale e molestie di genere in particolare, serve a promuovere una cultura organizzativa basata sul rispetto. Riconoscere i comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro non è sempre facile, soprattutto laddove le relazioni fra colleghi e colleghe sono molto informali. Ognuno e ognuna di noi ha un vissuto diverso, sia di tipo esperienziale che culturale e atteggiamenti o comportamenti agiti in buona fede possono essere vissuti da chi li riceve come spiacevoli, fonte di disagio. Si parla in questo caso di microaggressioni: micro perché di lieve entità, aggressioni perché sono subiti dalla persona che ne è vittima come una vera e propria molestia. Di qui la necessità di stabilire un codice di condotta, cioè uno strumento che definisca dei confini da non superare.
Il codice stabilirà anche le procedure di segnalazione di comportamenti inappropriati o discriminatori. Fra questi è di rilievo la possibilità di rivolgersi a una consigliera di fiducia di Fondazione Libellula tramite un indirizzo mail dedicato. La disponibilità di una persona terza, estranea all’organizzazione, esperta in discriminazioni e violenze e che garantisce l’anonimato e la privacy è il reale valore aggiunto di questa procedura, la cui finalità è di affrontare (o fornire gli strumenti per farlo) episodi di comportamento inappropriato.
Come detto il codice di condotta definirà i confini di azione e le procedure di segnalazione, ma è importante sottolineare che l’intento prioritario è quello di prevenire episodi di violenza, o di microaggressione, promuovendo la sensibilizzazione a questo tema e la condivisione tramite eventi formativi dei confini e dei comportamenti inappropriati, in modo che questi vengano per tempo riconosciuti e modificati. Teniamo conto che ognuno e ognuna di noi opera tramite bias cognitivi, cioè azioni, che si esprimono in gesti o parole, del tutto automatici e frutto della nostra esperienza ma anche della cultura che ci circonda. Molto spesso quindi i comportamenti inappropriati, lo sconfinamento, avvengono in buona fede, senza che vi sia la consapevolezza del nostro errore.
Quello che abbiamo intrapreso è quindi un percorso di contrasto alle molestie in tutte le sue forme, da quelle più evidenti e facilmente riconoscibili a quelle più nascoste e subdole.
Testo di Monica Fabbri, Membro della Commissione Sinodale per la Diaconia