La Corte europea dei diritti umani condanna la Svizzera per le inadempienze in ambito ambientale

Le parole della Diaconia, il braccio sociale della Chiesa evangelica riformata svizzera

 

L’associazione elvetica Aînés pour le climat Suisse (Anziane per il clima Svizzera), le cui oltre duemila socie, tutte over 64 anni, hanno presentato una denuncia contro la Svizzera per violazione dei diritti umani a causa di obiettivi climatici insufficienti, ottiene una vittoria storica davanti alla Corte europea dei diritti umani (Cedu).

La Corte europea dei diritti umani ha infatti condannato la Svizzera per violazione dei diritti umani in ambito ambientale, ed è la prima condanna di uno Stato per mancanze nelle politiche legate ai cambiamenti climatici.

 

«Con la sua decisione, la Corte ha confermato che le ondate di caldo sempre più frequenti e intense dovute al clima rappresentavano un pericolo reale e grave per la salute e la vita privata e familiare (articolo 8 CEDU) delle donne anziane ricorrenti e che esisteva un nesso tra queste conseguenze negative effetti sulle donne anziane e le misure di protezione del clima adottate dalla Svizzera» commenta il sito della Diaconia Svizzera, il braccio sociale della Chiesa evangelica riformata elvetica, che così prosegue: «La Svizzera deve ora migliorare i suoi attuali obiettivi climatici e definirli sulla base di dati scientifici. La Corte ha pertanto ritenuto che la Svizzera non avesse rispettato gli obblighi derivanti dalla Convenzione sui diritti dell’uomo in materia di cambiamento climatico.

 

Secondo la dichiarazione, le autorità svizzere non sono riuscite ad agire in modo tempestivo e appropriato per adottare misure volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Inoltre, la Svizzera non è riuscita a raggiungere i propri obiettivi insufficienti di riduzione delle emissioni di gas serra.

Questa sentenza ha conseguenze importanti. Costituisce un precedente per i 46 Stati del Consiglio d’Europa. Tutti gli Stati del Consiglio d’Europa potrebbero ora essere invitati dai loro cittadini ad esaminare la loro politica climatica in termini di rispetto dei diritti umani sulla base dei principi sviluppati dalla Corte e, se necessario, a rafforzarla».