Pregare “per non entrare in tentazione”
Un giorno una parola – commento a Luca 22, 39-40
La giustizia innalza una nazione, ma il peccato è la vergogna dei popoli
Proverbi 14, 34
Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione»
Luca 22, 39-40
Quando la disfatta è vicina, spesso si sciolgono i sodalizi. Al “si salvi chi può” si capitola al punto di poter tradire, rinnegare o semplicemente fuggire come poi avvenne ai discepoli di Gesù.
Ma è proprio in prossimità della rovina, che più grande è il bisogno di sentire il calore di una presenza amica.
La crisi è legata al fatto che i conti non tornano rispetto alle nostre aspettative. La vita ci ha portato dove non immaginavamo e ogni cosa sembra contraddire quanto abbiamo creduto e fatto in precedenza.
Anche la fede subisce una radicale destrutturazione.
Ci chiediamo: “Ma Dio è veramente buono? Se è consapevole di quel che ci accade, perché non interviene? E se non lo è, posso ancora chiamarlo veramente Dio?”.
Questo significa “entrare in tentazione”.
È come abitare adesso una casa che ci è sconosciuta e che dietro ogni porta nasconde nuove insidie, nuove minacce.
Così il dolore spirituale si aggiunge a quello fisico e psicologico, e restiamo preda di pensieri oscuri che “covavano” nella parte più profonda di noi stessi.
Gesù ha per se stesso e per i suoi discepoli una sola arma per difendersi, la preghiera. Non quella pia e remissiva ma una preghiera che è anche lotta.
Quando la mia volontà entra in rotta di collisione con quella di Dio come mi si presenta, allora ingaggio un corpo a corpo con Lui.
Gesù è profondamente provato da questa preghiera fino al punto da trasudare sangue, secondo il racconto di Luca. Nondimeno ne esce risoluto. In essa trova la forza di affrontare le circostanze e di andare incontro agli eventi, pieno dello Spirito di Dio.
I discepoli, invece ne escono storditi e rassegnati, “addormentati per la tristezza”.
Davanti al Dio che muore crocifisso, bisogna che preghiamo “per non entrare in tentazione”. Dentro un processo trasformativo profondo della nostra fede, Dio potrà mostrarci la sua volontà di amore per il mondo e sconfessare le nostre fatue teologie trionfalistiche per farci suoi coraggiosi discepoli.
Questa è la preghiera necessaria in questa settimana che precede la Pasqua. Amen.