Il Signore aprirà per noi una strada

Un giorno una parola – commento a Isaia 43, 16

 

Ascolta la meditazione:

 

Così parla il Signore che aprì una strada nel mare e un sentiero tra le acque potenti

Isaia 43, 16

 

Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via

Giovanni 14, 3-4

 

Aprire una strada è un’immagine di salvezza, una metafora dell’intervento divino che porta, in una situazione disperata, la speranza di scampare al pericolo imminente. Il secondo Isaia evoca la grande impresa divina celebrata da Israele ogni giorno. L’esercito di Faraone era separato dagli schiavi fuggiti da una nebbia quasi “solida”, una tenue nube che sarebbe stata spezzata dal calore del deserto dopo poche ore.

 

In quel momento decisivo e disperato, quando si sentiva il respiro dei cavalli e il rumore del metallo dei carri degli egiziani, Dio aprì una strada nel mare per salvare un popolo minacciato di genocidio. L’autore del nostro testo annuncia un secondo Esodo agli ebrei esiliati in Babilonia. Il Signore aprirà per noi una strada nel deserto della nostra schiavitù, e il mare dell’oppressione sarà aperto perché il popolo di Dio ritorni alla erets, alla terra promessa agognata da lontano.

 

Ancora oggi i cristiani sono divisi e la nostra preghiera può diventare strumento teologico e dialogo della carità tra i fratelli e sorelle cristiani divisi. Solo l’opera divina potrà fendere il mare delle nostre divisioni, l’oceano di secoli di incomprensioni, lotte e anatemi reciproci. La preghiera è dialogo corale dei cristiani con Dio, dinanzi a noi un mare vuoto e oscuro, un tehom tumultuoso e in molti casi ancora, purtroppo, voluto e conservato da molti come inevitabile.

 

Alcuni di noi però non ci rassegniamo alle divisioni e vogliamo insieme con la preghiera chiedere a Dio di aprire in mezzo al mare delle divisioni una strada verso l’unità. Amen.