In Francia si discute di fine vita

Le parole del presidente Macron e quelle della Federazione protestante francese sul nuovo disegno di legge

 

«Le parole sono importanti e bisogna cercare di nominare bene la realtà senza creare ambiguità. Abbiamo pensato a questa legge come una legge di fraternità, una legge che concilia l’autonomia dell’individuo e la solidarietà della nazione. In questo non crea, in senso stretto, né un nuovo diritto né una libertà, ma traccia un percorso che fino ad allora non esisteva e che apre la possibilità di richiedere assistenza per morire a determinate condizioni rigorose».

 

Così il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, in una intervista doppia concessa ai giornali “La Croix” e “Libération”, ha introdotto il progetto di legge sul fine vita che dovrebbe consentire ad alcuni pazienti, in condizioni strettamente regolamentate, di accedere a una procedura che porti alla morte.

«Questo sostegno sarà riservato agli adulti – ha proseguito Macron – . Seconda condizione: le persone devono essere capaci di pieno discernimento, il che significa che i pazienti affetti da malattie psichiatriche o malattie neurodegenerative che compromettono il discernimento, come il morbo di Alzheimer, sono esclusi da questa assistenza alla morte.

 

Quindi, bisogna essere di fronte a una malattia incurabile e una prognosi vitale a breve o medio termine. Infine, il quarto criterio è quello della sofferenza – fisica o psicologica, le due cose spesso vanno insieme – refrattaria, cioè che non può essere alleviata. Se tutti questi criteri sono soddisfatti, si apre allora la possibilità per la persona di chiedere aiuto per morire. Quindi spetta a un’équipe medica decidere, collettivamente e in modo trasparente, quale azione intraprendere in merito a questa richiesta».

«Il termine che abbiamo scelto – concludeva Macron –  è quello di morte assistita perché è semplice e umano e definisce chiaramente di cosa si tratta. Il termine eutanasia si riferisce alla fine della vita di qualcuno, con o anche senza il suo consenso, il che ovviamente non è questo caso. Non si tratta nemmeno di un suicidio assistito che corrisponde alla scelta libera e incondizionata di una persona di disporre della propria vita. Il nuovo quadro propone un percorso possibile, in una situazione specifica, con criteri precisi, in cui la decisione medica ha il suo ruolo da svolgere».

 

Dopo l’intervista del presidente della Repubblica  la Federazione protestante di Francia ricorda «che di questa proposta si era parlato nella cena di auguri delle comunità religiose per il nuovo anno all’Eliseo l’8 febbraio 2024, e durante l’incontro dei vertici della Federazione protestante francese con la ministra della Salute del 29 febbraio 2024».

Rispetto a quegli incontro, per la Fpf «Questa nuova intervista richiede diverse osservazioni:

• Vale la pena notare un’inversione nell’affermazione. Nei colloqui con il Presidente e la Ministra si è discusso di sviluppare inizialmente una cultura delle cure palliative nel quadro di un piano pluriennale (formazione, offerta sull’intero territorio, ricerca), con l’apertura di una possibilità dell’aiuto alla morte come ultima istanza laddove la medicina non sia in grado di offrire una soluzione. Dopo l’intervista a La Croix e Libération, l’ordine è stato invertito. La morte assistita viene subito considerata una possibilità quando il disagio di un paziente in situazioni molto specifiche non gli consente più di sopportare la sofferenza. Le cure palliative passano ora completamente in secondo piano.

• La Commissione Etica e Società della Federazione protestante di Francia esaminerà il testo del disegno di legge. Elaborerà un appello ai parlamentari per alimentare il loro dibattito,

• La Federazione riafferma la sua richiesta per lo sviluppo di una cultura delle cure palliative in Francia e garantirà il proprio ruolo di monitoraggio per la sua effettiva attuazione.

Come ben scritto dal supplemento del Corriere della Sera “Io Donna” «In Italia il suicidio assistito è legale non grazie a una legge del Parlamento, che non è mai stata approvata, ma grazie a una storica sentenza della Corte Costituzionale del 2019, arrivata dopo anni di iniziative, che però non essendo una legge non può definire tempi e modalità di attuazione, ma affida di volta per volta la gestione di tutto alle singole aziende sanitarie locali, non senza grossi problemi».

 

 

Foto di