Vivere come figli e figlie della luce

Un giorno una parola – commento a Efesini 5, 14

Ascolta la meditazione:

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, ebbe paura e disse: «Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!»

Genesi 28, 16;17

Tutto ciò che è manifesto, è luce. Per questo è detto: «Risvègliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce»

Efesini 5, 14

Chi crede in Cristo è una persona radicalmente trasformata che può trasformare radicalmente il mondo. Questa affermazione potrebbe apparire ottimistica, ma proviene dall’idea che la luce di Cristo è venuta, e perciò chi crede in lui ha una chiamata, una responsabilità, quella cioè di gettare lo splendore della sua luce sugli altri, in modo che anch’essi possano essere trasformati.

L’apostolo Paolo pensa che l’esposizione a un discorso e ad una condotta cristiani possano diventare uno strumento di trasformazione del mondo. Quando gli autori delle “infruttuose opere delle tenebre” vedono come i “figli della luce” camminano, hanno la possibilità per convertirsi in modo da diventare essi stessi luce. Per sostenere questo punto, Paolo cita molto probabilmente parte di un inno paleocristiano che descrive l’esperienza della conversione come il risveglio dal sonno e la risurrezione dai morti perché Cristo li ha illuminati.

Questo ricordo della propria esperienza di conversione ha un duplice effetto. In primo luogo, ci aiuta a rifocalizzarci su una nuova condotta che rifletta pienamente la nostra nuova realtà risvegliata da Dio e illuminata da Cristo. In secondo luogo, ci incoraggia a fare della nostra nuova condotta un atto pubblico di smascheramento delle opere delle tenebre in modo da influenzare gli altri, le altre affinché si sveglino dal sonno e dalla morte della loro condotta negativa e si convertano alla luce per compiere le opere della luce.

Parlare di “figli della luce” non è che una metafora. Paolo sostiene che essere un cristiano in un mondo post-cristiano dovrebbe indurre i membri della chiesa ad agire in modo diverso: a dire la verità, a lottare per la giustizia, a sostenere il bene indipendentemente dalle norme della società in generale.

Faccio un esempio: Martin Luther King è stato uno che ha chiamato la chiesa a pentirsi non solo per le azioni di coloro che hanno cattive intenzioni, ma anche per lo spaventoso silenzio della “brava gente”. Come la “Lettera dal carcere di Birmingham”, il testo di Efesini ci sfida a riflettere su cosa potrebbe significare per le “brave persone” non tacere in “questa presente epoca malvagia”, ma piuttosto vivere apertamente come figli, figlie della luce chiamati alla bontà, alla giustizia e al dire la verità. Amen.