Sulle orme di Gesù per costruire nuove relazioni di solidarietà

Tra la Giornata mondiale di preghiera e l’8 marzo: le donne evangeliche rilanciano un nuovo impegno. L’intervento della presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia, pastora Mirella Manocchio

 

Ecco di nuovo l’8 marzo!

 

E le città si riempiono di fiorai stabili o improvvisati che vendono mazzi di mimose a prezzi inverosimili; invece, i ristoranti e i locali da ballo brulicano di donne di varia età che cercano di divertirsi, anche mettendo in pratica le stesse dinamiche di certi di gruppi di uomini (spogliarelli maschili una volta all’anno, quasi a compensare la continua e bulimica esposizione del corpo femminile in tutte le salse per 364 giorni all’anno).

 

Che cosa dire in vista di una festa che è diventata, al pari di molte altre, unicamente occasione proficua di divertimento a basso costo e consumismo sfrenato? Eppure sì, vi sarebbe molto da dire!

 

Basti fare un piccolo conto: a due mesi dall’inizio dell’anno siamo già a quota 20 femminicidi. E quasi quasi ci stiamo abituando a questo macabro computo in cui i nomi e le storie delle vittime si perdono per lasciare spazio alla morbosa e minuziosa attenzione al crimine perpetrato. Nel contempo i casi di molestie e stupri non diminuiscono, anzi continuano a infestare luoghi e ambiti che dovrebbero essere formativi per bambini e giovani, come le associazioni sportive e le Università. Se poi guardiamo all’ambito lavorativo, sappiamo bene come discriminazioni, differenze salariali, sessismo e molestie siano il pane cotidiano che non vorremmo assaporare. Dinanzi questo scempio vi è chi si domanda che fare ancora e se serve continuare a denunciare e lottare, se poi molto spesso chi lo fa si trova messo sotto accusa, fosse pure per la denuncia di un linguaggio religioso e teologico sottilmente sessista…

 

Una parola forte ci giunge dalle sorelle della Palestina che in occasione della Giornata mondiale di preghiera, in tempi non sospetti e da una terra da sempra martoriata da conflitti, ci offrono di riflettere e di pregare alla luce di una parola di speranza e di pace dell’apostolo Paolo: «vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, (…) sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace» (Efesini 4, 1b.3).

 

Il vincolo della pace: la relazione di amore gratuito e inclusivo, l’armonia nelle e per mezzo delle differenze, l’azione di giustizia per ogni singola creatura. Tanti e ancora molti potrebbero essere i modi per declinare il “vincolo della pace” di cui parla l’apostolo e che dovrebbe conformare la nostra esistenza credente dentro e fuori le mura della chiesa; non come un assunto dato, ma come una ricerca continua, come un impegno quotidiano non scontato e nemmeno facile.

 

In questo modo l’abbiamo voluto esprimere anche noi donne evangeliche in quell’appello per la pace di quasi un anno fa: «Siamo interpellate da Dio e traiamo speranza dall’esperienza dei cristiani e delle cristiane che in varie parti del mondo hanno lavorato per pace e giustizia.

Non possiamo dimenticare e denunciare che le guerre seguono sempre delle logiche patriarcali di sopraffazione e potere che coinvolgono spesso anche le donne.

Aumentare le spese militari è in duro contrasto con l’ispirazione biblica del trasformare le nostre spade in aratri (…) Per questo ci sentiamo di chiedere con urgenza che una diversa logica di relazione tra popoli venga perseguita attraverso la mediazione dei conflitti».

 

Credo che solo impegnandoci a fondo, sulle orme di Gesù Cristo, per la costruzione di un differente assetto relazionale fondato sulla solidarietà e cooperazione, solo disgregando i principi gerarchici di dominio e di competizione che imperversano nel nostro attuale assetto economico e sociale, potremo ancora dare un senso alla lotta delle donne che pagarono e pagano ancora per uguali diritti e società inclusive, alla lotta delle operaie russe che l’8 marzo 1917 lasciarono le fabbriche tessili per chiedere ciò che ritenevano fondamentale per la vita: pane e pace!