Fare meglio. Donne e uomini nel mondo di oggi

È il titolo di un incontro che si svolgerà domenica prossima ad Asola (Mantova). Ne parliamo con la teologa e saggista Elizabeth Green

 

Domenica 10 marzo, a ridosso della Giornata internazionale dei diritti delle donne, alle ore 16 presso il Museo civico G. Bellici di Asola (Mantova), la Sororità «Madonna del Castello» organizza un incontro con la teologa e saggista Elizabeth Green, a cui abbiamo rivolto alcune domande.

 

L’incontro ha per titolo «Fare meglio. Donne e uomini nel mondo di oggi». Chi deve “fare meglio”?

«Per il titolo del mio intervento mi sono ispirata alle ultime parole di un libricino della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, circolato qualche anno fa, che recitano: “esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio”. Ecco la risposta alla tua domanda: donne e uomini dobbiamo far meglio».

 

In che rapporto sono oggi le donne e gli uomini?

«Poiché il modo in cui concepiamo il genere (nonché le categorie che usiamo per dire il genere) è oggi in un grande stato di flusso (utile la panoramica fornita dal volume Sesso/Gender.Il diritto a una vita degna di essere vissuta, di Giovanni Carlo Bonotto e Stefania Memoli, recentemente pubblicato dalla ed. Claudiana di Torino), non possono che essere in un grande stato di flusso i rapporti tra donne e uomini. Direi che i rapporti tra donne e uomini sono pieni di potenzialità ma per vivere il cambiamento come minaccia, significa che quei rapporti sono anche fonte di paura e eventualmente di pericolo. Dopotutto, entrambi – donne e uomini – hanno a che fare con un patriarcato che, secondo la psicologa femministe statunitense Carol Gilligan, è contemporaneamente al potere e sotto assedio».

In un tempo in cui le donne, tutte, al di là del ceto sociale, del livello di istruzione, dell’età, della collocazione geografica, sono bersaglio di efferata violenza, cosa ci dice la Bibbia rispetto al rapporto uomo-donna?

«La Bibbia dice molte cose diverse e talvolta contrastanti rispetto al rapporto uomo-donna. A volte avalla a livello tanto simbolico quanto teologico il rapporto gerarchico tra maschi e femmine tipico del patriarcato, altre volte mette in questione le strutture patriarcali di genere, altre volte ancora si allontana completamente dal binarismo e dalla gerarchia di generi nei quali le nostre letture spesso l’hanno compressa».

 

Può farci un esempio in cui la parola biblica si allontana dalla gerarchia di generi ed è “buona notizia”?

«Mi viene subito in mente Galati 3, 28 “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù”, ma anche parole come quelle che si trovano in Giovanni 17, 21 “che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”, che suggeriscono un pensiero trinitario. Inoltre, leggere la Bibbia a partire da un’economia binaria, a volte ci impedisce di vedere altre possibilità nascoste nel testo».

 


E le chiese cristiane cosa possono fare nel percorso che ha come traguardi: il contrasto alla violenza contro le donne, il riconoscimento della dignità delle donne, l’uguaglianza tra i generi?

«Sono passati poco più di 25 anni dalla fine del Decennio Ecumenico delle Chiese in Solidarietà con le Donne (1988-1998), e le chiese non farebbero male a riprendere in mano i suoi obiettivi e, superando una certa compiacenza in materia, a vedere fino a che punto sono stati raggiunti. Nel nostro paese i regolamenti che governano la ministerialità in ambito protestante, per esempio, andrebbero ripensati per tenere conto del superamento della famiglia patriarcale. L’appello ecumenico sulla violenza di genere del 2015 (raramente richiamato) sarebbe un’ottima piattaforma dalla quale partire per un lavoro congiunto che coinvolgesse le chiese, e in modo speciale “gli uomini di chiesa” in una seria messa in questione dei loro presupposti patriarcali. In breve, occorre non abbassare la guardia, non farsi distrarre, e innalzare il livello di impegno».