Lupo in centro paese

È in distribuzione il numero di marzo del mensile free press con un dossier dedicato alla presenza del lupo nelle Alpi

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di marzo del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Il dossier di questo mese è dedicato alla presenza del lupo nelle Alpi. Vi proponiamo due articoli. Il seguente è un’intervista alla sindaca di Villar Pellice, Comune alle prese con i blitz dell’animale.

 

Il casus belli che ci ha spinto ad approfondire la questione lupo è il video che circola sui social, di un lupo in centro a Villar Pellice. Abbiamo chiesto alla sindaca Lilia Garnier di esporci il suo punto di vista, come amministratrice. «Attorno al 1999-2000 si inizia a parlare del ritorno/immissione del predatore, con numeri contenuti – ci dice –. Oggi la situazione è cambiata e praticamente tutti gli allevatori della zona hanno avuto a che fare con predazioni e con una modifica del loro modo di lavorare (non si possono più lasciare le greggi in montagna da sole per esempio…). Oggi però il lupo lo abbiamo letteralmente in casa: in centro paese è la seconda volta che viene filmato, uno è stato rinvenuto morto investito all’ingresso del centro abitato, una grande predazione è avvenuta nei prati adiacenti ad alcune case. E nelle borgate più isolate spesso viene avvistato. Ovviamente la paura è molta, soprattutto per l’uomo, perché come spiegato da alcuni studi (il modello di “assuefazione” di Geist) il lupo tende ad attaccarlo, quando prende la dovuta “confidenza”».

 

Quale proposta ha in merito alla questione? «Non vogliamo l’eradicazione del lupo, ma una sua corretta gestione si. Senza arrivare agli estremi di cui sopra, la sua presenza ha ridotto notevolmente la biodiversità: a esempio caprioli e cinghiali che si vedevano in gran numero nei prati e nei boschi, oggi sono molto meno presenti. Il lupo va gestito e a occuparsene deve essere l’ente pubblico e non progetti come Life Wolf Alps, che hanno grandi sovvenzioni europee e non ascoltano i nostri problemi. Ormai il lupo non è più una specie in via di estinzione e le stime che abbiamo sono notevolmente sottovalutate: la sua presenza è sparsa non solo più in montagna ma anche in pianura e sempre di più vicino ai centri abitati».

 

Tornando alla questione degli allevatori, che in alta valle costituiscono un forte tessuto socio-economico, quale è la sua percezione: ci sono grandi problemi? «Assolutamente sì. L’arrivo del lupo ha aumentato le ore lavoro e i costi per i nostri allevatori; l’iter per i rimborsi è complesso e sovente non viene percorso. Un esempio: in diversi casi dell’animale non si è trovato l’“orecchino” di riconoscimento; questo non permette di accedere al ristoro. Inoltre gli allevatori “amatoriali”, con pochi capi, ma che per il territorio hanno sempre fatto molto, non possono accedere. Il timore è che succeda come in Lessinia: alcuni alpigiani hanno chiuso le malghe. Non vogliamo che ciò avvenga, vogliamo una gestione oculata, anche con piani di abbattimento».