Lavoro da incubo: casi concreti e riflessione biblica
Si è conclusa domenica scorsa la conferenza su “salute, lavoro etico, energia” organizzata a Palermo dalla Commissione Ambiente e Globalizzazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, ma se il lavoro schiaccia le vite per paura della scarsità, allora la nostra Repubblica diventa fondata sull’incubo». È il concetto ribadito dal pastore della chiesa evangelica di Mottola, in provincia di Taranto, Dario Monaco, nel corso della riflessione biblica da lui tenuta all’interno del convegno organizzato lo scorso weekend a Palermo dalla Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
Il pastore Monaco è intervenuto nel corso del panel “lavoro etico, etica del lavoro, riflessioni teologiche e bibliche, economia centrata sul Creato”, ed ha insistito sulla necessità di tornare alla Bibbia per cercare di capire se esiste un altro modo di vedere le cose, una liberazione possibile dallo sfruttamento che permetta di costruire una nuova etica del lavoro; il recupero della relazione, di una «stessa lingua che permetta all’operaio, al contadino, all’informatico, al biologo molecolare, all’esperto di marketing e al direttore delle risorse umane di comprendersi vicendevolmente, per poter costruire qualcosa insieme», ha detto Monaco, facendo riferimento all’atto della Creazione che è raccontato nel primo libro della Genesi, lì dove Dio dopo aver ammirato il suo lavoro introduce il riposo, lo Shabbat, «che non è ozio, ma ristoro, ricapitolazione».
Dario Monaco si è definito il pastore di una chiesa che si trova in un contesto di campagna, che come tale ha un passato fortemente legato alla terra, e con una sensibilità ecologica che passa anche attraverso il rapporto travagliato con un titano del luogo: l’ex Ilva di Taranto. Uno stabilimento produttivo che invece non riposa mai, con una produzione di acciaio a ciclo continuo ed integrale 24 ore su 24.
È l’esempio di lavoro da incubo a cui ha fatto riferimento nel corso del suo intervento alla conferenza di Palermo il giornalista Gaetano De Monte che collabora, tra le altre cose, con il servizio comunicazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e che è autore del podcast Fabbrica. È il viaggio tra le ceneri di un’industria che per 60 anni ha inquinato una città, è la storia dell’ex Ilva e della sua gigantesca espansione industriale che ha prodotto nel tempo ricchezza, reddito, e morte, uno dei casi concreti a cui hanno fatto riferimento Antonella Visentin e Maria Elena Lacquaniti che hanno organizzato la conferenza di Palermo insieme alla Glam.
L’altro lavoro da incubo è quello che è stato raccontato da Eric Luzzetti, operaio Enel alla centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, «una piccola città sofferente sia per l’ambiente sia per le attività lavorative, una città di porto con un territorio sfruttato da oltre 70 anni di forte presenza industriale, un luogo che paga un caro prezzo di malattie alle vie respiratorie di questa presenza: Civitavecchia ha ospitato 3 centrali termoelettriche e ha sempre fatto i conti con una bassa occupazione. Il suo porto oggi è uno dei più importanti snodi crocieristici d’Europa, veri e propri paesi galleggianti che sbruffano con i loro camini verso il centro dell’abitato».
A ricordarci un lavoro da incubo.
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