La dignità della migrazione
L’associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc) chiede il diritto a una narrazione corretta e dignitosa in materia di migrazioni
L’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc), chiede «il diritto a una narrazione corretta e dignitosa in materia di migrazioni». Il diritto a una comunicazione corretta e capillare delle persone in movimento «dev’essere monitorata e accompagnata, al fine di promuovere una narrazione inclusiva, equilibrata e democratica in materia di migrazioni», ha ricordato la delegazione della Wacc intervenuta al 14° vertice del Forum globale sulla migrazione e lo sviluppo (Gfmd), tenutosi recentemente a Ginevra, dal 23 al 25 gennaio.
I rappresentanti dei partner Wacc Etaf Roudan del Community Media Network (Cmn) in Giordania e Rey Asis della Missione Asia-Pacifico per Migranti (Apmm) con sede a Hong Kong, hanno partecipato insieme al responsabile del progetto della Wacc Lorenzo Vargas, al dibattito sulla governance della migrazione.
La delegazione del Wacc ha concentrato la sua azione di advocacy per indirizzare la discussione in occasione della tavola rotonda dal titolo, «Migliorare la percezione della migrazione nell’opinione pubblica – attraverso narrazioni, cultura, emozioni e discorsi razionali». Area tematica, in linea con gli obiettivi della Wacc.
Il diritto alla comunicazione è essenziale «quando si tratta di promuovere narrazioni inclusive soprattutto oggi tempo in cui è riscontrabile un aumento globale delle migrazioni, con il numero di migranti e di rifugiati che è passato da 173 milioni nel 2000 a 281 milioni nel 2020».
La mancanza di una voce pubblica corretta sul tema – è emerso con forza – «può alimentare narrazioni negative».
Fattori linguistici, culturali, economici e politici di fatto «limitano la capacità delle persone in movimento di farsi sentire nelle stesse società ospitanti e di poter così contribuire a discorso pubblico corretto sulla migrazione», ha osservato la delegazione.
Una percezione pubblica negativa dei migranti e della migrazione in generale, «crea poi il timore che alcuni movimenti politici di estrema destra possano trarre vantaggio dalla situazione». In molte società ospitanti «sono in aumentano discorsi xenofobi».
Ignorare queste derive e non proteggere i diritti dei migranti, «mina la capacità stessa dei migranti di poter pretendere di esercitare i loro diritti umani più basilari», ha concluso Vargas.
La delegazione del Wacc ha sottolineato infine che «questi sviluppi stanno avvenendo in un contesto in cui è evidente un accesso limitato alle piattaforme di comunicazione a causa della posizione geografica e dall’elevato costo della connettività; al fatto che vi sono opportunità limitate di poter interagire con le organizzazioni dei media per contrastare la rappresentazione sbilanciata delle questioni migratorie anche per via delle barriere linguistiche; e ancora, per via di una limitata alfabetizzazione mediatica: ossia di accesso alle informazioni e alle conoscenze accurate, pertinenti e tempestive di notizie fondamentali. Anche la riduzione degli spazi pubblici per le organizzazioni della società civile guidate dai migranti», esempi di questa impasse.
L’approccio basato sui diritti promuove invece narrazioni inclusive e in questo contesto la Wacc e i suoi partner chiedono «un approccio che riconosca i diritti di comunicazione dei migranti – come il diritto alla libertà di espressione, il diritto di accesso alle informazioni e il diritto alla protezione della propria reputazione», tutti elementi che fanno parte della Carta internazionale dei diritti, come modo per promuovere narrazioni più inclusive, equilibrate e democratiche.