Processo per genocidio contro Israele, cristiani divisi
Vari leader di chiesa sud africani prendono le distanze dalle decisioni del governo di Pretoria, mentre il Consiglio ecumenico vede le indagini come un momento significativo per lo stato di diritto
Mentre sono in corso le udienze della Corte internazionale di giustizia chiamata a rispondere alla denuncia di genocidio proposta dal Sud Africa nei confronti dello Stato di Israele in relazione a quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza dal giorno successivo al brutale attacco di Hamas del 7 ottobre, alcuni leader cristiani della nazione africana prendono le distanze dall’azione voluta dal governo di Pretoria.
Alcune organizzazioni cristiane, tra cui il South African Christian Leaders Forum, Christian View Network, Bridges for Peace, International Christian Embassy in Jerusalem e circa due dozzine di altre, hanno definito la decisione «fondamentalmente errata. Israele non cerca di cancellare Gaza o i palestinesi dalla faccia della terra. Cerca di difendersi. Questo è un caso di colpevolizzazione delle vittime da parte del nostro governo».
Inoltre, hanno affermato che la decisione andrebbe contro gli interessi del Sudafrica e potrebbe avere conseguenze politiche ed economiche determinanti, dato che i principali partner commerciali del paese hanno affermato di vedere il caso come un appoggio al terrorismo di Hamas.
Condannano inoltre il governo per non aver condannato le azioni di Hamas a Gaza. «Tali azioni potrebbero essere interpretate come un sostegno diretto alle tattiche di Hamas, compreso l’uso di civili come scudi umani e la deviazione degli aiuti per scopi militari e la costruzione di tunnel, piuttosto che come aiuti umanitari inviati al popolo palestinese, che Hamas ha intercettato», continua la lettera.
Di contro il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), per bocca del suo segretario il pastore Jerry Pillay, anch’egli sudafricano, vede nel procedimento presso la Corte Internazionale di Giustizia come un «momento significativo per la giustizia e lo stato di diritto»,
Il procedimento avviato dal Sud Africa presenta per Pillay «un potente resoconto dell’impatto catastrofico dell’azione militare israeliana in corso a Gaza sull’intera popolazione civile palestinese del territorio e richiede giustamente un giudizio urgente da parte della Corte internazionale di giustizia».
Pillay ha riaffermato le numerose richieste del Cec per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del diritto internazionale. «Sottolineiamo l’imperativo della responsabilità per le atrocità e i crimini perpetrati contro i civili», ha affermato.
«È il momento di deporre le armi e impegnarsi in risoluzioni significative e negoziate per l’annosa questione palestinese, che è rimasta irrisolta per oltre 75 anni», ha concluso.