Per una nuova umanizzazione dell’Europa

A Berna il convegno internazionale “Insieme in Europa, come? Conseguenze etiche della diversità riconciliata” organizzato dalla Comunione di chiese protestanti in Europa

Nell’ambito delle iniziative per il cinquantesimo anniversario della Concordia di Leuenberg, la Comunione di chiese protestanti in Europa (CPCE) e la Chiesa evangelica riformata in Svizzera hanno organizzato il convegno internazionale “Insieme in Europa, come? Conseguenze etiche della diversità riconciliata” (Berna, 3-5 novembre 2023) presso i locali ben attrezzati della Kirchgemeindehaus Johannes, poco distante dal centro città dove gli ospiti erano alloggiati e dove ha avuto luogo la cena sociale.

I partecipanti provenivano da diversi Paesi europei, per la maggior parte svizzeri e tedeschi; dall’Italia la pastora Anne Zell ha partecipato alla tavola rotonda conclusiva, insieme a rappresentanti di Romania, Slovacchia, Germania, Belgio, in un confronto vivace su differenze che possono dialogare tra loro, anche grazie al contributo di una brillante teologa, docente a Zurigo e a Friburgo, Christine Schliesser, che ha animato questo dibattito conclusivo.

La teologa svizzera era intervenuta il giorno precedente con una relazione molto significativa e innovativa sul potenziale del dialogo etico nella comprensione reciproca tra chiese riformate. Per contrastare le crisi di fiducia, sicurezza e visione che attraversano tutti i Paesi europei, anche alla luce delle recenti guerre ai confini dell’Europa con il conflitto tra Israele e Hamas che affligge le popolazioni in Terra santa, Christine Schliesser ha sottolineato come le chiese possano rispondere con tre concetti: amore come responsabilità e questione pubblica, speranza operativa e propositiva, fede come testimonianza nello spazio pubblico. La teologia pubblica è un nuovo approccio interdisciplinare che consente di porre la rilevanza teologica delle domande del vivere insieme tra diversi così come di rafforzare comprensione reciproca in senso “glocale” con una spiritualità vivente e cristocentrica, come affermato anche dalla Concordia di Leuenberg.

Il convegno è stato ricchissimo di contenuti, molto impegnativo in quanto ad ogni relazione sono seguite sessioni di domande e risposte dialogate. I dialoghi al termine delle relazioni, nei gruppi e nei momenti conviviali, hanno fatto scaturire proposte per i temi rilevanti da trattare nell’assemblea della CPCE che si terrà a Sibiu, in Romania, nel 2024. Tra i temi proposti, eccone alcuni: neo- nazionalismi e identità linguistico-culturali, migranti e rifugiati, rapporti con l’Unione europea, laicità e secolarizzazione, valori europei e conservatorismo, tradizione e cambiamento, ruolo delle giovani generazioni, senso comunitario.

La teologa, già presidente della CPCE, Elisabeth Parmantier ha affrontato il tema della pluralità teologica e culturale nelle chiese della Concordia di Leuenberg che sono circa un centinaio, ma soprattutto dei rapporti ecumenici con la Chiesa anglicana e con la Chiesa cattolica. Dunque l’interrogativo non è quanta pluralità ma quale pluralità in un contesto globale che ha urgente bisogno di imparare la collaborazione e la riconciliazione tra i popoli per costruire un futuro di pace. La CPCE – è stato ripetuto in diversi interventi – può essere un “laboratorio permanente”, per mantenere il quale la teologa ha proposto un cammino futuro in dieci punti, toccando la centralità del culto, la rivisitazione della storia, la formazione teologica, la testimonianza nella società, l’uso e l’abuso della retorica religiosa, la speranza e la spiritualità; in breve, un processo di liberazione all’insegna dell’Evangelo e non solo valori evangelici, che risultano statici, con il rischio dell’essenzialismo che non favorisce il confronto ma alimenta polarizzazioni e divisioni. 

I saluti di benvenuto di Martin Hirzel, Rita Famos e Mario Fischer sono riecheggiati lungo il convegno, fino alle conclusioni: questo giubileo ha consentito di evidenziare l’importanza di una piattaforma di discussione e orientamento, rappresentata dalla CPCE, capace di un cammino per ampliare l’ecumene cristiana. La CPCE è stata definita la “famiglia patchwork”; protestante che valorizza le diversità riconciliate, come direbbe Paul Ricoeur, per una nuova umanizzazione dell’Europa. Non viviamo in tempi superlativi, ma già sperare di migliorare la condizione attuale e “cercare il bene della città” (Geremia 29,7) è sembrato a tutti/e i/le partecipanti un impegno di cruciale importanza, per le chiese protestanti nelle società europee e nel contesto globale. Il culto conclusivo di Santa Cena si è tenuto nel Münster di Berna e ha coinciso anche con l’inizio del Sinodo autunnale della Chiesa evangelica riformata in Svizzera, con interventi e saluti istituzionali, che sarebbero continuati nel Rathaus.

In attesa dell’assemblea di Sibiu dell’anno prossimo, le chiese protestanti sono chiamate a promuovere la democrazia e il bene comune, attraverso l’etica delle diversità riconciliate.

Da www.chiesavaldese.org