
A Claudia Goldin il premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel
Premiata l’economista americana per i suoi studi sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro
a cascata, per cui meno ore di lavoro da giovani si traducono in «clienti meno redditizi, meno articoli pubblicati, una minore probabilità di promozione e minori probabilità di diventare socio o di ottenere una posizione stabile».
Ma non si deve pensare che tale situazione riguardi solo i paesi del primo mondo: recentemente anche l’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL), ha sviluppato un indicatore in grado di rilevare tutte le persone in cerca di lavoro che non riescono a trovare un’occupazione, definito Jobs Gap. Grazie a tale indice è stato possibile rilevare che l’accesso delle donne all’occupazione, le condizioni di lavoro e il divario tra i redditi da lavoro sono a malapena migliorati negli ultimi due decenni.
Nuovi dati fanno luce sui divari di genere nel mercato del lavoro: il 15% delle donne in età lavorativa a livello globale vorrebbe lavorare ma non ha un lavoro, rispetto al 10,5% degli uomini. Questo divario di genere è rimasto pressoché invariato dal 2005.
Il divario di genere nel mercato del lavoro si aggrava nei paesi in via di sviluppo, dove la percentuale di donne che non riescono a trovare un lavoro raggiunge il 24,9%. Anche il tasso di disoccupazione maschile è alto nei paesi a basso reddito (16,6%), ma risulta comunque significativamente inferiore a quello femminile.
Anche secondo queste analisi, svolte a livello globale, ad incidere sull’alto tasso di disoccupazione femminile sono le responsabilità familiari che colpiscono in modo sproporzionato le donne; in tutti i continenti questa situazione, pur con sfumature talvolta diverse, ostacola le donne nella ricerca di un’occupazione, le costringe ad accettare lavori con poco preavviso o impedisce loro del tutto di lavorare.
Il divario è riscontrabile, oltre che nell’accesso al mercato del lavoro, anche nel fatto che molto spesso le donne svolgono lavori definiti vulnerabili, come ad esempio lavori non gratificanti in aziende di famiglia.
Questa disparità si riflette anche sulla remunerazione media femminile a livello globale: per ogni dollaro di reddito da lavoro guadagnato dagli uomini, le donne guadagnano solo 51 centesimi.
Secondo l’ultimo rapporto OIL, gli squilibri di genere nell’accesso all’occupazione e alle condizioni di lavoro sono maggiori di quanto si pensasse in precedenza e i progressi nel ridurli sono stati deludentemente lenti negli ultimi due decenni.
È quindi un piccolo ma importante segno di speranza il riconoscimento ottenuto da Claudia Goldin se e nella misura in cui questo premio contribuirà a mantenere accesa l’attenzione sulle cause dei divari nella partecipazione femminile al mercato del lavoro e sui conseguenti divari di redditi pensionistici, di ricchezza e povertà e di misure di protezione sociale che colpiscono le donne a livello globale.
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