10 ottobre. Giornata mondiale contro la pena di morte
Record di esecuzioni: il numero più alto degli ultimi cinque anni
«Nel 2022 – ricorda Amnesty International in occasione delle Giornata mondiale contro la pena di morte che cade ogni anno il di 10 ottobre – il numero di esecuzioni registrate ha raggiunto la cifra più alta degli ultimi cinque anni. Il ricorso al boia è stato particolarmente elevato in Medio Oriente e Nord Africa, afferma Amnesty International nel pubblicare il proprio Rapporto annuale sulla pena di morte. Lo scorso anno 883 persone sono state messe a morte in 20 paesi, con un aumento del 53% rispetto al 2021. Questo picco di esecuzioni, che non include le migliaia che si ritiene siano avvenute in Cina, è da attribuire in particolare ai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, dove si è passati da 520 esecuzioni nel 2021 a 825 nel 2022».
I paesi della regione del Medio Oriente e del Nord Africa «hanno violato il diritto internazionale, aumentando le esecuzioni nel 2022, il numero di persone private della vita è aumentato drammaticamente in tutta la regione; l’Arabia Saudita ha messo a morte ben 81 persone in un solo giorno. Più recentemente, nel disperato tentativo di porre fine alla rivolta popolare, l’Iran ha messo a morte delle persone semplicemente per aver esercitato il proprio diritto di protestare», ha dichiarato Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International.
Il 90% delle esecuzioni note al di fuori della Cina, poi, sono avvenute in tre paesi della regione. Le esecuzioni registrate in Iran sono salite da 314 nel 2021 a 576 nel 2022; le cifre sono triplicate in Arabia Saudita, da 65 nel 2021 a 196 nel 2022 – il massimo registrato da Amnesty in 30 anni – mentre l’Egitto ha portato al patibolo 24 persone.
Il ricorso alla pena capitale, prosegue Amnesty, «è rimasto avvolto nel segreto in diversi paesi, tra cui la Cina, la Corea del Nord e il Vietnam – paesi che notoriamente fanno ampiamente ricorso al boia – il che significa che la vera cifra globale è molto più alta. Sebbene non si conosca il numero preciso delle persone uccise in Cina, è chiaro che il paese è rimasto il più prolifico boia al mondo, davanti a Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti».
Contro la pena di morte anche l’ecumenismo internazionale
Acat Italia è un’Associazione cristiana ecumenica che agisce contro la tortura e la pena di morte che s’impegna al fianco di tutti coloro che hanno gli stessi obiettivi e promuovono i Diritti Umani nel mondo.
Alla base dell’azione di Acat c’è l’Articolo 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948: «Nessuno sarà sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti»; altro pilastro dell’azione di Acat è il convincimento cristiano della dignità di ogni uomo «… creato a somiglianza di Dio».
Acat è indipendente dalle strutture internazionali delle Chiese e da tutti i gruppi economici ideologici e politici e agisce tramite l’invio di lettere/appelli/petizioni alle autorità dei paesi dove si praticano tortura, trattamenti inumani e degradanti, sparizioni forzate, ingiusta detenzione.
Tra gli obiettivi principali vi è l’azione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Acat Italia fa parte della rete Fiacat nata trentasei anni fa (1987), ossia la Federazione Internazionale delle Acat, per perseguire l’eradicazione della tortura, i maltrattamenti e la pena di morte. «Un mondo senza tortura e pena di morte rimane una sfida lungi dall’essere raccolta. Pertanto, Fiacat e la sua rete di 29 Acat distribuita in tre continenti – Africa, America ed Europa – riadatta costantemente le strategie e modalità di azione».