Svizzera, abusi nella Chiesa cattolica, tema che interroga tutte le chiese

Gli scandali legati agli episodi di pedofilia portano a una generalizzata disaffezione nei confronti delle istituzioni religiose. Le chiese protestanti cercano soluzioni

Dopo lo scandalo esploso in Svizzera a seguito delle rivelazioni sugli abusi commessi da membri della Chiesa cattolica e sulle alte coperture messe in atto dalle gerarchie ecclesiastiche per celare i reati, tra le Chiese riformate si è sollevata un’ondata di preoccupazione. «Quando un tema così delicato e importante è oggetto di un ampio dibattito, ci sono inevitabilmente ripercussioni su tutte le Chiese», racconta al giornale elvetico giornale elvetico Réformés Judith Pörksen Roder, presidente delle Chiese riformate Berna-Giura-Soletta (Refbejuso).

Anche la Chiesa evangelica riformata del Canton Vaud (Eerv) ha deciso di reagire. Nel bollettino ufficiale del 22 settembre, il Consiglio sinodale ha ricordato dettagliatamente le misure adottate all’interno dell’istituzione riformata per prevenire casi di abusi.

Sul suo sito, l’Istituto svizzero di sociologia pastorale (SPI) presenta i dati del cantone di Zurigo (1965-2021), che «illustrano particolarmente bene come le controversie nella Chiesa cattolica influenzino il numero delle uscite dalle chiese», e questo non solo all’interno dell’istituzione cattolica. Per uscita si intende la richiesta di disiscrizione dai registri delle chiese e la conseguente cessazione del pagamento della tassa ecclesiastica calcolata sulla base del reddito della persona.

«Negli ultimi venticinque anni i tassi di uscita delle due grandi Chiese storiche si sono evoluti più o meno in parallelo», nota il documento, che rileva i picchi tra il 1990 e il 1997 (anni del conflitto attorno al vescovo Wolfgang Haas ), nel 2009 (polemica intorno alla Fraternità San Pio X) e soprattutto nel 2010 e nel 2021 (scandali di pedofilia). «È sorprendente, però, constatare che in questi periodi sia aumentato, anche se in misura minore, anche il numero dei protestanti che abbandonano la Chiesa» si legge ancora.

«Nella nostra società attuale, la sfiducia nei confronti delle istituzioni religiose è diventata piuttosto generalizzata», analizza la sociologa francese delle religioni Isabelle Jonveaux, che ha appena assunto la responsabilità della nuova sezione francofona della SPI a Losanna. «Il comportamento abietto e illegale anche di una piccola parte degli ecclesiastici ha un impatto duraturo sulla credibilità di tutte le Chiese», afferma Sarah Scholl, storica del cristianesimo all’Università di Ginevra. 

«Ogni evento molto pubblicizzato porta a picchi di uscite dalla Chiesa, ma queste rivelazioni non sono l’unica ragione addotta per tali passi», precisa lo storico delle religioni Jean-François Mayer, direttore dell’Istituto Religioscope. Egli sottolinea in particolare il desiderio di sfuggire «alla tassa ecclesiastica nei cantoni in cui viene riscossa».

Tutti gli specialisti, però, sottolineano le notevoli differenze nel funzionamento di queste Chiese. «I problemi all’interno della Chiesa cattolica sono fortemente legati all’organizzazione stessa, gerarchica, alla mancanza di controllo democratico e di diritto canonico», commenta il sociologo Jörg Stolz, il quale ritiene che ciò abbia proprio «permesso di non sanzionare seriamente gli abusi sessuali, ma di trasferire i sacerdoti che avevano commesso abusi in altre parrocchie». Isabelle Jonveaux fa la stessa osservazione: «Le strutture della Chiesa cattolica sono in realtà responsabili del fatto che questi abusi non soltanto sono stati possibili, ma non sono stati nemmeno rivelati, il che alla fine ha permesso agli aggressori di continuare a reprimere».

«Nei Cantoni le Chiese riformate non vengono mai considerate come istituzioni indipendenti in materia di diritto penale», conclude Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata svizzera (Cers). «I riformati non conoscono né giurisdizioni né procedure interne che possano soppiantare le procedure legali a cui tutti sono soggetti», informa inoltre la presidente dell’Eerv Anne Abruzzi. «Quando si sospetta un abuso, il caso viene sistematicamente trasmesso all’autorità penale statale».

Tuttavia, il rischio zero non può esistere. Il 22 settembre Refbejuso ha dovuto comunicare di essere «di fronte a un presunto caso di attacco all’integrità personale». «I vertici della Chiesa hanno immediatamente informato le autorità competenti e hanno tratto le necessarie conseguenze» precisa il comunicato. «La persona sospettata è stata immediatamente sospesa dal servizio». Judith Pörksen Roder assicura: «Continuiamo ad applicare la tolleranza zero quando si tratta di attacchi e abusi».