Storia e memoria a Lampedusa

La due-giorni di incontro e confronto sull’isola, vulnus d’Europa

«Fare memoria inclusiva: spazi, luoghi, simboli» è il titolo del seminario organizzato il 29 e 30 settembre 2023 a Lampedusa da diverse istituzioni ed enti: il Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo della Sapienza Università di Roma, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), la biblioteca Ibby Lampedusa e l’Aps Archivio Storico Lampedusa. Sono intervenuti diversi studiosi e ricercatori di tre diverse università: Iulm, Sapienza Università di Roma e Università degli Studi di Roma Tor Vergata, oltre al pastore della United Church of Christ alla frontiera Usa-Messico, Randy J. Mayer.

Durante la prima giornata tutti i numerosi partecipanti, tra studenti, dottorandi, ricercatori, volontari del terzo settore e cittadini impegnati nel “regime della frontiera” a Lampedusa, hanno visitato alcuni luoghi simbolo della memoria e della storia sull’isola, come il cimitero, la Porta d’Europa, il molo Favaloro e l’hotspot. Le attività sono state caratterizzate da una circolarità di interventi e spunti di riflessione, ma il fil rouge della discussione è stato l’idea stessa di memoria, una memoria che ha le proprie radici anche nel futuro, ossia, nella parole di Daniele Garrone (presidente della Fcei): «non possiamo solo pensare alla memoria di chi è già morto, quando sappiamo che altri ne stanno morendo e moriranno, qui si apre lo spazio della testimonianza, della denuncia e della politica; perché oltre all’azione (come i corridoi umanitari e Mediterranean Hope), serve la riflessione, l’approfondimento, la discussione e il senso della storia».

Alessandro Saggioro (Sapienza) così commenta dal punto di vista del professore universitario a margine dell’incontro conclusivo: «Lampedusa è una meta e un punto d’inizio del nostro lavoro professionale, la ricostruzione della memoria non è neutrale, non è oggettiva, ma è plurale e polisemica, tante sono le persone, tante sono le comunità e altrettante sono le memorie. Arrivare qui a Lampedusa, in questo contesto sofferto, significa mettere in discussione qualsivoglia sapere e affrontare di nuovo la realtà nel suo costruirsi. L’Università ha diverse missioni, la prima è la didattica, quindi portare Lampedusa fuori da Lampedusa e renderla argomento di studio e discussione nelle aule e nella formazione degli studenti; la seconda è la ricerca, ossia studiare di più, affinché ci sia la costruzione di valori e nuove vie del sapere e la terza che è la restituzione al territorio e alla società tutta. Questo è il nostro compito vivo, etico e civile».

Ma tutto iniziò 10 anni fa a Lampedusa. La domanda, quindi, che ci poniamo con l’ideatore del progetto sull’isola, Paolo Naso, è: «perché Lampedusa ancora oggi è inizio e fine della memoria delle politiche migratorie europee?»; così egli conclude: «perché quest’isola non è soltanto un potente simbolo geografico di confine tra nord e sud globale, ma è anche una frontiera nella quale ogni giorno sperimentiamo la crisi e i fallimenti delle politiche migratorie nazionali ed europee». Il convegno si è concluso con l’impegno delle istituzioni ed enti presenti a lavorare per la costituzione di un tavolo di lavoro che possa mettere in campo progetti e proposte concrete per Lampedusa e per la nostra Europa.