Cambiare noi per un vero cambiamento climatico

L’Assemblea della Rete Ambientale del Cec. Kenneth Mtata riflette sulla giustizia climatica

Kenneth Mtata, direttore del Programma per la pubblica testimonianza e la Diaconia del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) è intervenuto in occasione dell’Assemblea della Rete Europea Cristiana per l’Ambiente, riunitasi a Roskilde in Danimarca. Mtata, ha parlato del motivo per cui dobbiamo vedere la crisi climatica come «una questione di giustizia». 

«I paesi più responsabili del cambiamento climatico – ha proseguito – non agiscono come previsto dagli accordi globali e non perché non siano in grado, ma perché non danno priorità al tema, oggi dirimente» ha affermato. 

«Dove c’è stata, invece, una precisa volontà politica abbiamo visto enormi investimenti. Ad esempio, per la lotta al Covid-19. Ora, invece, ancor più investimenti per sostenere la difesa dell’Ucraina. Credo, che se ci fosse una volontà politica simile si potrebbe fare di più e fare davvero la differenza in questa crisi climatica».

L’assemblea ha offerto uno spazio per discutere di eco-teologia, valutare gli sviluppi relativi alla definizione delle politiche chiave dell’Ue in risposta al cambiamento climatico e delineare una visione di un futuro sostenibile. 

Mtata, ha parlato il 1° settembre, giorno d’apertura del Tempo del Creato individuando questioni chiave per un approccio basato sulla giustizia. Tra cui la disuguaglianza globale, la responsabilità storica, gli sfollamenti e le migrazioni.

«Il cambiamento climatico provoca spostamenti e migrazioni causate dall’innalzamento del livello del mare, da eventi meteorologici estremi e della scarsità di risorse», ha affermato. Le comunità vulnerabili spesso devono trasferirsi, con la conseguente perdita di case, culture e mezzi di sussistenza». Altre questioni chiave hanno incluso i diritti degli indigeni, le disparità economiche, l’accesso alle risorse e l’uguaglianza di genere. 

«Il cambiamento climatico colpisce le donne in modo sproporzionato a causa dei tradizionali ruoli di genere e della discriminazione, che possono limitare la loro capacità di accedere alle risorse e di adattarsi alle mutevoli condizioni» ha affermato Mtata, evidenziando ancora cosa dovrebbe cambiare.  «Molte persone ancora non credono alla crisi climatica. Alcune di queste persone stanno conquistando il potere politico, oggi è necessario cambiare direzione. Abbiamo bisogno anche di un cambiamento dei presupposti teologici, così di un cambiamento della cosmologia dalla transazione e la competizione alla cooperazione alla coesistenza», ha esortato Mtata. 

«Le aziende spesso contribuiscono in modo significativo alle emissioni. Le ricche popolazioni occidentali devono vivere in modo più responsabile, consumare meno, gestire i propri rifiuti ed essere solidali con le popolazioni che più sopportano il peso della crisi climatica».