Senso della vocazione e trasformazioni del lavoro

A Firenze una giornata di studio nel decennale della scomparsa del filosofo Mario Miegge

 

«Vocazione e lavoro tra passato e futuro» è il titolo di una giornata di studio che avrà luogo venerdì 10 maggio a Firenze (Aula Sapienza, Dip. di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, in via San Gallo 10) a partire dalle 11, nel corso della quale si passeranno in rassegna le idee più importanti che hanno collegato il pensiero religioso e l’attività umana che si esplica nel lavoro. In particolare, alle 17,30 la tavola rotonda conclusiva («Il senso del lavoro. Rileggere Vocazione e lavoro di Mario Miegge»), intende ricordare il filosofo e storico della filosofia valdese, nel decennale dalla scomparsa, a partire dal suo ultimo libro (Claudiana, 2010).

 

«La tavola rotonda – spiega Debora Spini, fra i relatori – è la conclusione di una giornata di lavoro seminariale che vede coinvolti l’Università di Trento, l’Università di Firenze, la Società di Studi valdesi e il Centro culturale “Pietro Martire Vermigli” di Firenze. La giornata avrà come tema il dovere professionale, e prenderà in considerazione sia la prospettiva cattolica (con gli interventi a esempio di Tiziana Faitini) sia quella protestante, affidata a Lothar Vogel e a Bruna Peyrot. La tavola rotonda vuole riportare all’attenzione l’attualità del pensiero di Mario Miegge, che ha dato un contributo fondamentale alla riflessione sul nesso lavoro/vocazione, un tema che ha avuto grande importanza nella sociologia e nel pensiero sociale occidentale, da Weber in poi.

 

Questo aspetto verrà ripreso dagli interventi di Dimitri D’Andrea, Pier Francesco Corvino e Elena Agatensi». In effetti, Miegge apre il libro in questione ricordando come, fin dagli anni di studio all’Università, avesse incominciato a «lottare con l’opera di Max Weber, e da allora quel dialogo non si è mai interrotto». E in effetti, molti anni prima di quest’ultimo lavoro, egli aveva dato alle stampe un volume importante, Il protestante nella storia (1970), al cui interno è fondamentale il saggio «Il protestante nella storia borghese (considerazioni sul passato, rileggendo Max Weber)», che mette in rilievo anche alcuni limiti dell’interpretazione del sociologo tedesco.

 

«Il pensiero di Miegge – prosegue Debora Spini, che su questo versante articolerà il proprio intervento – è tanto più importante in un momento in cui le trasformazioni del lavoro rendono sempre più difficile pensare alla vita professionale come fonte di senso e di identità». Nella tavola rotonda si affronterà anche uno dei temi meno esplorati del pensiero di Miegge ovvero il tema del lavoro politico: per questo, conclude Spini, «si è dato spazio anche a una riflessione filosofica a partire dalla lotta degli operai della GKN, affidata a Leonard Mazzone».

 

I momenti precedenti, nel corso della giornata, riguardano dunque «Il dovere professionale tra identità religiosa e identità di genere nell’Italia di inizi Novecento» (presiede Lucia Felici, interventi di T. Faitini, L. Vogel, Maria Malatesta); a seguire, con presidenza di Gian Paolo Romagnani, le relazioni di Liviana Gazzetta e Bruna Peyrot. A conclusione di questa sessione, con presidenza di Michele Nicoletti, la discussione e gli spunti di ricerca, con interventi iniziali di Federico Bellini, Francesco D’Ambrosio, Laura Rozza Giuntella, Paolo Naso.