La richiesta quotidiana di cibo

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 11

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A loro richiesta fece venire delle quaglie e li saziò con il pane del cielo. Aprì la roccia e ne scaturirono acque: esse scorrevano come fiume nel deserto. Egli si ricordò della sua santa parola

Salmo 105, 40-42

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Matteo 6, 11

La Parola odierna, attraverso gli aggettivi “nostro e quotidiano”, evidenzia due aspetti che dovrebbero segnare il nostro cammino di fede.
Chi crede non deve guardare solo al proprio interesse, ma deve vivere e condividere la fede come dono collettivo e, quindi, porre attenzione alle esigenze dell’altro/a, con amore e discrezione: se io (ad es.) ho bisogno di pace e serenità, desidero che mi sia garantita una serena vecchiaia, devo tener presente che anche l’altro/a, in quanto essere umano come me, avrà le stesse esigenze. Conseguentemente, il nostro impegno, congiunto alla preghiera, deve essere di agire affinché si stabiliscano le condizioni in cui tutta l’umanità (ovvero i miei fratelle e le mie sorelle), possa vivere in serenità. Non a caso le Scritture ci invitano ad avere amore intenso e a pregare gli uni per gli altri (cf Gc 5,16/1Pt 14,8).
Con la richiesta quotidiana del cibo, confrontiamo la nostra fragilità con l’Onnipotente, e questo ri-equilibria il rapporto creatura/Creatore e ci spinge a confidare giorno per giorno, nella infinita misericordia del Padre, di Colui che, fedele alle sue promesse, ogni mattina rinnova le sue compassioni su di noi (cfr. Lam. 3, 22s).
Non dimentichiamo come il Signore, pur essendo irritato con Israele, popolo dal collo duro, lo nutrì con la manna nel deserto (Es. 16, 32 e par.). Né le parole di Gesù: «Non state a cercare che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia!». (Lc 12, 29)
In ultimo, il richiamo al nutrimento è conferma e anticipazione che siamo tutte e tutti graditi ospiti al banchetto delle nozze dell’Agnello. E tutto ciò per grazia. Amen.