Accoglienza, una scelta di campo

Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste ha discusso a lungo e con passione dei progetti a favore delle persone migranti gestite dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Buona parte della mattinata del mercoledì dei lavori del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, in parte ri-orientando quanto previsto dall’ordine dei lavori, si è concentrata sul tema “Federazione delle chiese evangeliche”, collocato all’interno della categoria “relazioni ecumeniche”. In particolare, ad appassionare l’assemblea è stato l’argomento “Corridoi umanitari – MH”, l’ambito di maggiore visibilità della Fcei. 

La discussione è stata stimolata da alcune espressioni presenti nella relazione della Commissione d’esame, e dall’intervento del presidente Fcei, Daniele Garrone, il quale ha ricordato, tra l’altro, che all’interno del settore migrazioni a cui sono dedicati più di 3 milioni di euro, i Corridoi umanitari sono finanziati per circa il 37% dall’otto per mille, ma importante è anche l’apporto delle Chiese protestanti estere, di comunità religiose italiane (come quella buddhista), fondazioni bancarie.

La domanda iniziale, sicuramente provocatoria, della Commissione d’esame, era, anzi erano: è possibile ipotizzare un “decremento nell’investimento” sui Corridoi umanitari? Quale “progettualità politica” possiamo immaginare?

La risposta alla prima domanda è certamente negativa, qualcuno anzi ha auspicato un incremento, considerando l’ammontare dei fondi otto per mille destinati alla Chiesa valdese (40 milioni), tuttavia occorre sempre tenere presente la linea assunta fin dall’inizio, come ricordato dalla moderatora della Tavola valdese Alessandra Trotta, la consapevolezza del “senso del (nostro) limite”. Siamo una Chiesa piccola (o, se vogliamo estendere il discorso, una federazione di chiese piccole), che può dare un piccolo aiuto, ma che deve tarare attentamente il proprio intervento.

Eppure, già occuparsi di migrazioni è una scelta di campo, è stato detto, quindi una presa di posizione politica.

In effetti, nel dibattito si è parlato molto di “politica”, nel senso più ampio e più alto possibile, collocando la riflessione in un contesto non solo nazionale ma europeo, non solo in questa mattinata ma un po’ in tutto il Sinodo, anche per alcune ricorrenze di questi giorni, come l’anniversario dell’8 settembre, la visita di Sergio Mattarella il prossimo giovedì…

Ma la riflessione sulla “politica” è intrinsecamente legata con il tema dei Corridoi umanitari, ha a che fare con la gestione del fenomeno migratorio, nazionale ed europea (con l’esternalizzazione della gestione delle frontiere, una scelta disumana e disumanizzante, ha sottolineato la moderatora, oltre che efficace, che si aggiunge allo smantellamento intenzionale del sistema di accoglienza precedente), le politiche dei visti, il diritto d’asilo, gli accordi fra Stati sulle due sponde del Mediterraneo… e la situazione attuale, come ha ricordato nella successiva conferenza stampa Marta Bernardini, coordinatrice di MH, è ancora più restrittiva rispetto a una decina di anni fa, quando è cominciata l’azione di Mediterranean Hope e dei Corridoi umanitari. Una formula, quella dei corridoi, che, ha sottolineato ancora, dopo un decennio possiamo dire non essere l’unica modalità di arrivo “legale e sicuro” su cui puntare (ha ricordato per esempio i ricongiungimenti familiari). Pur essendo, come è stato ricordato nel dibattito, un modello virtuoso preso a esempio da diversi Paesi.

Un altro anniversario importante, quello del 3 ottobre 2013, in cui perirono al largo di Lampedusa 368 persone, è stato richiamato più volte, con la volontà di “fare memoria viva” (sono ancora parole di Bernardini) e non solo commemorazione.

Anche il presidente Garrone nel suo intervento ha voluto essere provocatorio, volgendo in “positivo” alcune affermazioni che capita spesso di sentire: “non facciamoli partire”, “andiamoli a prendere” e “aiutiamoli a casa loro”. Certo “non dovrebbero avere bisogno di partire” ma, concretamente e fuor di retorica, che cosa possiamo fare concretamente (come Stati, come Chiese, come organizzazioni) per mettere le persone nelle condizioni di vivere dignitosamente nei loro paesi?