ritoccata

La Caccia al tesoro

Ieri (a quarant’anni dalla scomparsa) il Comune di Torino e Libera Piemonte, nel ricordo del magistrato Bruno Caccia, hanno promosso e ideato una «“Caccia” al tesoro» sviluppatasi in oltre venti scuole cittadine.
Chi era Bruno Caccia? Per raccontarlo nel modo migliore ai bambini (giovani studenti e studentesse delle elementari) e per mostrare le linee guida della «Caccia al tesoro» diffusa sul territorio, il foglio illustrativo ribadiva: «Caccia era un grande uomo, che si è impegnato per avere una città più bella e più giusta».
Nato a Cuneo nel 1917, Caccia morirà a Torino il 26 giugno 1983 ucciso dalla mafia, quando, affiancato da un’auto con due persone a bordo è raggiunto da numerosi colpi di arma da fuoco. Una morte feroce, dunque, per mano della ’ndrangheta.
Il suo caso e la sua persona, negli anni, vengono riposti in un cassetto, quello dell’oblio.
«La memoria della sua figura, il suo esempio – ha ricordato ieri il presidente della repubblica, Sergio Mattarella –, costituiscono un importante richiamo al senso etico di quanti operano per rafforzare i valori della convivenza civile del nostro Paese, contribuendo all’affermazione dei diritti dei cittadini e della solidità delle istituzioni. Un uomo rigoroso e tenace che ha pagato con la vita il costante impegno nell’azione di contrasto ai fenomeni criminali per l’affermazione della legalità».
A distanza di quaranta anni dall’assassinio, sono state e saranno ancora tante le iniziative messe in campo nel capoluogo piemontese per celebrarne il ricordo, tra queste quella di ieri con i giovani delle scuole elementari: «Il progetto dedicato a bambine e bambini – rileva Davide Messina, responsabile del Centro estivo attivo presso l’Istituto comprensivo Matteotti-Rignon (gestito d’estate da Safatletica) – è nato da una collaborazione tra Libera Piemonte e la citta di Torino e ha convolto più di venti centri estivi. La “Caccia al tesoro” si è dunque svolta contemporaneamente in tutti i centri ieri mattina dalle 10 alle 12. Si è deciso di impostare la caccia al tesoro inserendo non solo indizi ma oggetti appartenuti a Bruno Caccia. Ogni indizio e ogni oggetto – prosegue Messina – sono stati importanti per raccontare al meglio e far conoscere la figura del magistrato e dell’uomo. In tutti centri sono intervenute autorità della città di Torino; noi abbiamo avuto l’onore di ospitare il genero e la nuora del magistrato. Il racconto della famiglia Caccia è stato prezioso per le bambine e per i bambini del Centro estivo: racconti professionali e aneddoti hanno infatti reso molto empatico e partecipato il confronto. Alla fine, abbiamo firmato due cartelloni come ricordo indelebile dell’evento. Uno è stato donato alla famiglia Caccia e l’altro lo terremo con emozione noi».
I magistrati, è stato detto ieri alle bambine e ai bambini, «sono quelle persone che fanno rispettare la legge, perché attraverso la legge e attraverso le regole si possa vivere tutti meglio. È vero – è stato detto ancora – che non ci piace dover rispettare sempre le regole, e che a volte queste regole proprio non le capiamo perché non le abbiamo scelte; pensateci, senza regole non si potrebbe fare niente: non si potrebbe giocare, fare sport, suonare, scrivere e andare in giro. Bruno Caccia, invece, si è impegnato e ha dedicato la sua intera vita a difendere la giustizia e la nostra città. Era un papà, aveva tre figli, ed era il nonno di quattro nipotini. Gli piaceva anche giocare a tennis, coltivare il suo orto e ballare. Nel suo lavoro si è trovato a fronteggiare interessi illegali e situazioni difficili e a reagire alle mafie, ai delinquenti, a chi non vuole il bene di tutti ma solo il suo. E per questo importante impegno, proprio quarant’anni fa è stato ucciso sotto casa sua».