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Gesù Cristo ha scelto tutte e tutti

«L’unica storia crea stereotipi. E il problema degli stereotipi non è che sono falsi, ma che sono incompleti. Trasformano una storia in un’unica storia… La conseguenza di un’unica storia è questa: sottrae alle persone la propria dignità». (Chimamanda Ngozi Adichie, “Il pericolo di un’unica storia”, Einaudi 2020). Se Gesù avesse voluto scrivere un’unica storia della nascita del cristianesimo quali persone avrebbe reso protagoniste? Gli ebrei convertiti oppure quelle che erano strettamente collegate alle dodici tribù d’Israele? Avrebbe preferito gli ebrei che si erano alleati con il potere romano oppure i pagani che non si erano convertiti ma lo avevano riconosciuto come maestro? Avrebbe continuato a rendere discepole tutte le donne che, come Maria, si erano sedute ai suoi piedi mentre insegnava oppure avrebbe scelto Simone, Pietro e Giuda come simbolo di un cristianesimo che conviveva con il peccato?

Il fatto inequivocabile è Gesù Cristo ha scelto tutte e tutti, anzi ancora di più, ha scelto tutte le nazioni. Già la storia che Egli ha scritto è una storia plurale fatta di incontri con persone tutte diverse l’una dall’altra. Allora come mai i cristianesimi e le società hanno sviluppato una storia unica fatta di norme che decidono chi sta dentro e chi sta fuori dalla storia? Questo è ciò che accaduto nei giorni scorso a Pavia, dove 33 atti di nascita sono stati cancellati perché i genitori dei bambini e bambine erano coppie dello stesso sesso.

Già perché la storia unica funziona proprio così: devi solo ed esclusivamente nascere in un nucleo familiare fatto da una mamma e un papà e prendere solo il cognome del patriarca affinché la sua dinastia possa proseguire. E chi è fuori da questa norma non conta. Non importa se per sei anni hai portato i cognomi delle due mamme e dei due papà e tutti ti conoscono in quel modo. Sei piccola o piccolo e non puoi soffrire se uno dei cognomi cade insieme a ogni diritto e dovere di quella persona. Non importa se chi chiami mamma o papà, dentro o fuori casa, all’improvviso scompare legalmente, con possibili conseguenze davvero infauste nella concretezza della vita, perché ogni bambina e ogni bambino deve rientrare a forza nell’unica storia eteronormata.

Quello che è successo a Padova è gravissimo perché ha disconosciuto la possibilità che si possa essere famiglie in modi plurali visto che la realtà è plurale. Non basta l’amore e neanche la volontà di crescere insieme una nuova vita per essere famiglia. Certo dicono che in fondo non bisogna lamentarsi perché c’è la possibilità della stepchild adoption, che è una procedura adottiva, dall’iter però complicato. Il genitore non riconosciuto deve rivolgersi al Tribunale dei minori chiedendo il riconoscimento di un fatto già in essere ossia diventare un genitore. Poi ci vuole il consenso del genitore riconosciuto, poi le visite delle Forze dell’ordine, poi quelle delle assistenti sociali, poi i colloqui con le maestre e le pediatre e infine aspettare da due a più anni e pagare dai due ai cinquemila euro. Insomma tutte le varianti dall’unica storia devono essere scoraggiate arrivando persino a voler decidere che cosa è reato e che cosa non lo è in altri Paesi visto, a esempio, che si vuole rendere reato universale, punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro, la gestazione per altri realizzata oltre i confini italiani.

Insomma la questione centrale rimane che occorre riconoscere la variegata realtà così come essa si presenta a noi. Abbiamo avuto un modello esemplare noi cristiane e cristiani, il Gesù di tutte le genti, che abbiamo reso il Gesù di un’unica storia quella, guarda caso, che corrisponde al patriarcato.

Attenzione però, Gesù è diverso da noi e non si lascia imbrigliare dai nostri desideri di controllo. Gesù sia che lo vogliamo o no, rimane colui che ama e riconosce tutte e tutti perché a lui l’unica storia non è mai piaciuta!


Foto di Pietro Romeo