imrs

A 60 anni dalla «Lettera dal carcere di Birmingham»

È passato più di mezzo secolo da quando il pastore battista Martin Luther King Jr. scrisse la sua famosa «Lettera dal carcere di Birmingham», dove era incarcerato per la sua partecipazione ad una protesta nonviolenta contro la segregazione razziale. Eppure, per diversi leader religiosi la missiva che King scrisse in risposta alla dichiarazione di otto religiosi convinti che le ingiustizie sociali esistenti si combattessero solo nei tribunali e non nelle strade, rimane una “road map” per coloro che lavorano sulla giustizia e sull’uguaglianza dei diritti.
Eventi e mostre recenti legati al suddetto anniversario hanno messo in evidenza il continuo interesse e la rilevanza della lettera di King, in cui il leader dei diritti civili proclamava: «L’ingiustizia che si verifica in un luogo minaccia la giustizia ovunque. Siamo intrappolati in un’inevitabile rete di reciprocità, legati in un’unica trama del destino. Tutto ciò che colpisce direttamente uno colpisce indirettamente tutti».

Il Center on Faith and Justice della Georgetown University il 26 aprile scorso ha organizzato un evento per celebrare i 60 anni da quando King scrisse la lettera il 16 aprile 1963, che fu poi pubblicata il mese successivo ed inclusa nel suo libro del 1964 “Perché non possiamo aspettare”.

Il pastore Jim Wallis, direttore del Centro, ha ricordato che King scrisse che il più grande “ostacolo” per i neri americani in cerca di libertà era – piuttosto che un membro del Ku Klux Klan – il «moderato bianco, che è più devoto all’ordine che alla giustizia; che preferisce una pace negativa che è assenza di tensione a una pace positiva che è presenza di giustizia».
Wallis ha evidenziato la rilevanza odierna della lettera di King facendo riferimento al dibattito in corso in alcuni distretti scolastici su quali libri i bambini possono e non possono leggere.
«Sappiamo che è impossibile costruire una democrazia veramente multirazziale se non lottiamo onestamente a partire dalla sua eredità contro le attuali manifestazioni della supremazia bianca», ha affermato. «Nel momento in cui alcuni stanno cercando di cancellare la nostra storia, in particolare la nostra storia razziale, ricordare e imparare dal passato è ora più importante che mai».

La vescova Vashti McKenzie, presidente ad interim del Consiglio nazionale delle chiese statunitensi, ha condiviso durante l’evento il ricordo di come la lettera di King guidò le preghiere della sua famiglia per la sicurezza del fratello maggiore mentre viaggiava anche lui quell’anno in autobus verso il sud per collaborare con il movimento nonviolento. «È stato un momento spaventoso in cui qualcosa doveva essere fatto», ha detto. «La diaspora africana ti chiama a farlo. E King ci fornisce una road map su come iniziare quel processo di cambiamento».
Il reverendo Otis Moss III, pastore della Trinity United Church of Christ di Chicago, ha definito la lettera parte del “materiale extracanonico” che la sua famiglia riteneva necessario leggere oltre la Bibbia.
«Ciò che è così importante oggi è che ci siano ancora persone che hanno posizioni ecclesiastiche ma non hanno autorità morale e che stanno cercando di rivendicare autorità morale», ha detto Moss, che, come McKenzie, è stato tenuto a leggere la lettera allo storico college nero che ha frequentato. «King stava parlando ai nazionalisti cristiani del suo tempo e in modo chiaro si rivolse loro dicendo: “Non avete autorità morale”».

Il 60° anniversario della lettera è stato celebrato anche da discorsi nelle chiese, da una parata a Oklahoma City e da mostre di opere d’arte correlate al New Jersey State Museum, nonché dall’esposizione di una prima bozza della lettera alla Fiera internazionale del libro antiquario di New York.
I leader religiosi all’evento di Georgetown e nelle interviste hanno commentato le preoccupazioni di King nella sua lettera, relative al fatto che la chiesa potesse «essere liquidata come un club sociale irrilevante». In particolare in un’intervista, Randal Maurice Jelks, autore del libro del 2022 “Letters to Martin: Meditations on Democracy in Black America”, ha affermato: «ciò che la lettera, lunga più di 6.000 parole, continua a sottolineare è che le persone devono prendere una posizione nella lotta per la giustizia, e che i credenti non possono essere tiepidi a riguardo».