istock-932066900

Tutto per “proteggere” gli adolescenti

Sono in discussione in queste settimane, in numerosi Stati Usa, alcune leggi riguardanti l’identità di genere, in particolare degli adolescenti. Il “Trans Legislation Tracker”, sito Internet indipendente che monitora le leggi che in diverse forme colpiscono i diritti delle persone trans, denota un aumento sbalorditivo nel 2023 (e siamo solo ad aprile), ma centinaia di norme sono già attive, interessando quasi tutti gli Stati (47) e in marzo al Congresso è stato presentato un disegno di legge «per proteggere i bambini dalle pratiche mediche illecite nella forma delle procedure di genere».

Ma di che cosa si tratta? Già approvate in diversi Stati quali Arizona, Arkansas, Alabama, Florida, Georgia, Iowa, Mississippi, Sud Dakota, Tennessee e Utah, e in discussione in altri, come Kentucky, Missouri e Texas, sono norme che vietano, con conseguenze anche penali per i medici che le prescrivono, le cure mediche ormonali che ritardano lo sviluppo dei caratteri sessuali (“bloccanti della pubertà”), applicate ai minori di età compresa tra i 12 e i 18 anni interessati da “disforia di genere”, cioè che non si riconoscono nel sesso biologico definito alla nascita.

Un procedimento introdotto una ventina d’anni fa in Olanda, meno invasivo della chirurgia e con effetto (almeno in parte) reversibile, con l’obiettivo di dare ai giovanissimi più tempo di definire la propria identità e decidere se procedere con una transizione anche a livello chirurgico. E soprattutto, secondo i promotori di questo metodo, abbassa il rischio di depressione e tendenza al suicidio che, per questi e queste giovani, sono tragicamente alti.
I detrattori, però, non soltanto negli States, mettono in guardia sulle conseguenze a livello psico-fisico di queste “cure”: anche in Italia il dibattito si è acceso quando, a metà gennaio di quest’anno, la Società psicoanalitica italiana (Spi) ha indirizzato un comunicato al Governo, da cui hanno preso subito le distanze, per citarne alcuni, la Società italiana di psichiatria, l’Ordine degli psicologi, la Società italiana di endocrinologia, la Società italiana di pediatria, la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. A dimostrare quanto questo tema sia controverso anche all’interno della comunità scientifica.

Tornando oltreoceano, in alcuni Stati queste leggi prevedono un’applicazione retroattiva, interrompendo cure già iniziate. Secondo i legislatori che le hanno promosse, si tratta di tutelare la sicurezza dei minori stimolando anche un maggiore impegno di genitori ed educatori, ma diverse associazioni e chiese si sono mobilitate.

In Kentucky si è votato il 29 marzo annullando a larga maggioranza, in entrambi i rami del Parlamento, il veto del governatore su un disegno di legge definito dai democratici «il più estremo anti-Lgbtq in America». Secondo il governatore democratico Andy Beshear, diacono come la moglie della Christian Church (Disciples of Christ) il disegno di legge interferisce con i diritti delle famiglie riguardo alla salute dei loro figli. Richiamandosi alla propria fede, conclude dicendo che la legge «causerà un aumento del suicidio tra i giovani del Kentucky». Le proteste sono esplose nella sede del Parlamento, portando anche ad alcuni arresti: ora si attende la decisione dell’Assemblea generale e poi altri 90 giorni (termine massimo) prima dell’entrata in vigore della legge con il divieto di avviare queste cure e la sospensione di quelle già in corso, mentre gli altri provvedimenti saranno effettivi da subito. Oltre al divieto dei trattamenti medici, leggi come quella del Kentucky prevedono infatti altre restrizioni, riguardo discussione nelle scuole su temi quali l’orientamento sessuale e l’identità di genere, ma anche limitazioni all’educazione sessuale e sulle malattie sessualmente trasmissibili al di sotto dei 10-11 anni. Altre limitazioni riguardano l’uso dei bagni e dei pronomi personali (lui/lei).

Mentre il governatore del Kentucky firmava il proprio veto, il suo “collega” del West Virginia ratificava una legge analoga incentrata sui trattamenti medici.
Intanto, in Missouri, sono in discussione due provvedimenti analoghi già approvati in Senato e ora in discussione alla Camera; uno dei focus è la partecipazione alle squadre sportive di ragazzi/e di genere “non allineato”, mentre in questo caso il divieto di terapie non sarebbe retroattivo.

Il 29 marzo più di trecento leader religiosi di diverse denominazioni del Missouri, dalla Chiesa episcopale alla Chiesa metodista unita, dalla Chiesa evangelica luterana a quella presbiteriana, alla Chiesa unita di Cristo si sono pronunciati diffondendo sulle pagine del Jefferson City News Tribune, in concomitanza con una manifestazione nella capitale, una lettera aperta ai legislatori dichiarando la loro contrarietà al fatto che questi ultimi «citano la loro fede come ragione a supporto di tale legge»: in realtà i provvedimenti «non sostengono i principi condivisi di rispetto reciproco, dignità innegabile o dell’amore duraturo che si trovano nei dogmi delle nostre fedi».
E infine, in Texas, un gruppo informale di 764 membri (pastori e laici) della Chiesa metodista unita, guidati dal pastore Geoffrey Moore della chiesa St. Stephen di Mesquite, in occasione della Giornata internazionale della visibilità transgender (31 marzo) hanno scritto una lettera aperta, questa volta non ai legislatori ma alla popolazione, in risposta alle leggi che «si stanno facendo strada» anche in Texas, ricordando ancora una volta che «tutte le persone hanno un valore sacro e meritano dignità, libertà e giustizia», sottolineando il loro impegno a «lavorare per società in cui il valore di ogni persona sia riconosciuto, mantenuto e rafforzato».