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“L’equilibrio delle lucciole” candidato al Premio Strega

Altra “finale” prestigiosa per Valeria Tron, cantautrice, artigiana e scrittrice della val Germanasca. Se nel 2014 grazie al suo primo album “Leve les yeux” era arrivata in finale alla Targa Tenco nella sezione “Album Dialettali” è notizia di pochi giorni fa l’ammissione fra la selezione dei pre-finalisti del Premio Strega, uno dei più importanti concorsi letterari italiani. La finalissima è prevista il prossimo 6 luglio al Ninfeo di Villa Giulia a Roma.

A portarla a questo prestigioso traguardo il suo primo romanzo, pubblicato da Salani Editore, “L’equilibrio delle lucciole”. Sul mensile free press L’Eco delle valli valdesi di luglio 2022 Claudio Tron nella sua recensione scriveva: «Come in tutti i romanzi l’amore e la morte sono molto presenti. “L’amore è forte come la morte”, scrive la Bibbia (Cantico dei Cantici 8, 6). Valeria/Adelaide lo sa. Anzi, l’amore vince la morte. Così l’amore di Levì per Lena o quello di Nanà per Hervé, il classico marinaio che ha promesso amore eterno poi è sparito navigando verso altri lidi. Nanà e Levì hanno amato il loro villaggio e gli hanno dato vita: quella che Adelaide incontra al suo ritorno in un momento di crisi nella sua vita di coppia. Levì si fa male e deve essere ricoverato. La persona che lo prende in cura e che lo accompagna fino alla morte incontra Adelaide e scocca una scintilla che prenderà corpo molto lentamente, ma giungerà al suo sbocco quando anche Nanà, qualche tempo dopo Levì, terminerà la sua corsa come la classica candela che si spegne.

Amore e morte. Un amore delicato e rispettoso. Una morte laica in un ambiente in cui il tempio compare marginalmente. Il corpo del libro non è, però, il romanzo, ma la descrizione della vita di una civiltà e di una cultura come quella di Sandrin, in cui la ricchezza non è fatta di denaro ma di altri valori che solo una descrizione molto lenta riesce a far gustare. Massello e Rodoretto. Valeria ignora i conflitti e le piccole beghe che pur ci sono ma che sono secondarie rispetto a tutta la bellezza della vita quassù. Anche se le vicende della vita ti portano altrove c’è la possibilità sempre di un ritorno: Meizoun. La casa ospitale che ti ha fatto crescere non solo in statura ma anche in umanità».

La val Germanasca, il patois e la realtà valdese quindi salgono alla ribalta nazionale (contrariamente alla nota serie Tv del momento che racconta la vita di un’altra “valgermanaschese”) in attesa del verdetto finale.

Il libro di Tron è stato presentato per il Premio Strega da Vivian Lamarque che lo introduce così: «Proveniente dalla val Germanasca, Tron ha dato voce alla sua gente e alla sua terra, alla comunità valdese e a un’intera cultura poco conosciuta. In un antico borgo, ora in stato di semi-abbandono, durante una tormenta di neve il ritorno di Adelaide, poche e lontane le luci delle case.

Il sottovoce del patois è forte richiamo. Quando risuona, il lettore inizialmente si giova della traduzione come di sottotitoli, col procedere può ignorarli, a fine libro ha imparato una lingua. E ripassato quella remota dei passi nel ghiaccio, tra le case di pietra, e quella della legna che brucia nelle stufe. Scrittura con forza, ricerca personale di una memoria collettiva (per me, leggendo, quella della mia originaria valdesità, ma questo non c’entra). Avrei però titolato diversamente, senza lucciole. E, in patois: Meizoun, casa».

Fra i romanzi selezionati anche “Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego, collaboratrice fra l’altro della rivista Confronti e ospite dell’ultima assemblea dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi) nell’aprile dello scorso anno.