foto_di_augusto_sciacca2

Bergamo. Costituito il Consiglio delle chiese cristiane

In attesa della creazione di un Consiglio nazionale delle chiese cristiane, la cartina della geografia ecumenica in Italia si arricchisce a ritmo sostenuto di realtà locali in cui si costituiscono Consigli di chiese cristiane. Dopo Venezia, Milano, Mantova, Parma, Verona, Padova, Trento-Bolzano, Bologna, Firenze, Perugia, Campania, Foggia, Reggio Calabria, Messina, Catania (e l’elenco è sicuramente incompleto), anche Bergamo ha visto la nascita del suo Consiglio, comprendente, per il momento, la chiesa valdese, la chiesa romeno ortodossa, la chiesa russo ortodossa, la chiesa cattolica-diocesi di Bergamo, la chiesa copta ortodossa.

Dopo un percorso né breve né facile, caratterizzato anche dalle inevitabili ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina, si è arrivati alla firma dello Statuto nel corso della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, e proprio nel giorno (25 gennaio) in cui la chiesa cattolica ricorda la “vocazione” dell’apostolo Paolo (come ci ricorda il Sae, il termine “conversione” deve essere superato). Il neonato Consiglio intende migliorare il dialogo e la collaborazione tra chiese cristiane per rendere testimonianza alla luce della Parola che ci invita a essere «uno in Cristo Gesù» (Gal. 3,28), tanto più in una realtà in cui la chiesa cattolica “rischia” di assumere un ruolo preponderante.

Lo spirito che lo anima è quello della “diversità riconciliata”, in cui le differenze tra le chiese non sono sottaciute bensì accolte come un valore all’interno di un fraterno confronto e di un lavoro comune. 
Significativo anche il fatto che la firma sia avvenuta nel contesto di una partecipata liturgia ecumenica, quest’anno proposta dalle chiese cristiane del Minnesota, alla presenza del vescovo Francesco Beschi (chiesa cattolica), del pastore Italo Pons e di Luciano Zappella (chiesa valdese), di padre Georghe Velescu e padre Pavel David (chiesa romena ortodossa), di padre Giuseppe Henen e padre Shenuda Gerges (chiesa copta ortodossa) e di padre Oleh Podryachyk (chiesa ortodossa russa).

Mi piace pensare che le dieci firme apposte in calce allo statuto siano il segno tangibile del comune impegno a testimoniare l’evangelo, non con la moltiplicazione dei riti (cfr. Isaia 1,15) ma con la molteplicità dei nostri carismi.

Foto di Augusto Sciacca